L’Associazione Nazionale Partigiani ha vinto la battaglia contro il Comune di Milano e così la rassegna Milanomodadonna viene spostata dalla Loggia dei Mercanti, luogo sacro alla Resistenza, ai portici antistanti la Galleria e la Rinascente.
E' molto significativo il fatto che la rassegna di moda si sia così avvicinata, e non di poco, all'edificio più importante, che è anche il più sacro: il Duomo. Al quale, ne sono abbastanza certo, non importerà né punto né poco di tutta questa storia.
Ho molto rispetto per la lotta partigiana e per qualsiasi forma di lotta contro ogni limitazione della libertà umana. Ma dire che, in questo caso, si tratta di qualcosa di più che un teatrino sarebbe esagerato.
La domanda è: perché mai in un luogo caro alla memoria partigiana, e quindi, alla storia civile, deve essere interdetto lo svolgimento di una sfilata di moda?
Il problema è tutto qui: nella moda. Visto che, tra l'altro in Piazza Mercanti, Loggia inclusa, si è sempre venduto di tutto. E' evidente che per qualcuno la moda è qualcosa di cattivo in sé: superficiale, stupida, propugnatrice di falsi modelli di vita (eccessi, droga, lusso sfrenato).
Io però diffido di questi manicheismi: i quali, ben più della moda, portano danno alla vita delle persone.
A scuola ci hanno insegnato che le cose non sono mai buone o cattive di per sé: ci sono e basta. Una messa solenne o una commemorazione civile non sono, di per sé, meglio o peggio di una sfilata di moda. Dipende dal nostro modo di farle e di giudicarle. Se decidiamo che la moda è una cosa da cretini, non dobbiamo stupirci se, poi, diventa davvero una cosa cretina. Ma se è diventata così (ammesso e non concesso), è anche colpa degli «intelligenti» che l'hanno liquidata come cretina.
Il cristianesimo ha sempre proposto un'altra visione delle cose. Le cattedrali sono così grandi (pensiamo a Milano, o a Firenze) perché destinate non solo alle funzioni religiose, ma anche a feste mondane. Per esempio i ricevimenti in onore dei Capi di Stato spesso si facevano in cattedrale. La distinzione tra «sacro» e «profano» non diventa mai separazione.
Ecco perché dicevo poco fa che al nostro Duomo importerà poco di vedersi sfilare ai fianchi un certo numero di belle ragazze ben vestite.
In questo senso, trovo ammirevole che Postdamerplatz, a Berlino, abbia curato la ferita del Muro - che l'attraversava - senza paura di mescolare memoria e mondanità. E' segno non di mancanza di rispetto, ma di energia vitale.
Se in un momento di crisi nera, come quello che stiamo attraversando, si mettono i bastoni tra le ruote a chi intende portare una ventata - sia pure piccola - di vitalità, anche attraverso una rassegna di moda, a me non pare un bel segno.
Posso capire l'Associazione partigiani, capisco meno il Comune.
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