«Il Cav non arriva a quota 316 Ma la sfiducia è demenziale»

RomaQuota 316? «Senza i finiani, se la sogna». Pier Ferdinando Casini si dichiara «umiliato» perché alcuni suoi deputati siciliani adesso flirtano con la maggioranza: «È vergognoso, ma vadano dove vogliono». Questo però secondo lui non cambia lo scenario: il Cavaliere non arriverà in cima al suo Everest. «Non avrà i 316 voti e fallirà l’obiettivo che si è posto, rendere ininfluente l’apporto di Fini. Continuerà però a restare a Palazzo Chigi, perché il Fli ha assicurato lealtà al governo e quindi il premier i numeri li avrà comunque». E allora? «Allora questa campagna è servita soltanto a legittimare il ribaltone. Il giorno in cui Berlusconi, nel corso della legislatura, dovesse dimettersi, un altro potrà fare il governo dopo di lui».
Eppure sono giorni di sofferenza per i centristi, con i siciliani che contestano la linea dei due forni e che marciano verso il Pdl. È un nervo scoperto. Casini infatti si dice «indignato» per il fatto che «alcuni deputati eletti con l’opposizione siano andati con il cappello in mano da Silvio Berlusconi, è una cosa che fa vergognare i nostri elettori». Immediata la risposta di Saverio Romano, segretario siciliano dell’Udc: «In questi due anni non sono certo io ad essere andato da Berlusconi per avere il sottogoverno mentre facevamo l’opposizione».
La fronda interna comincia dunque a fare danni. Il leader dell’Udc cerca di esorcizzarla: «A prendersi i casiniani senza Casini il Cavaliere ci prova da quindici anni, con il risultato che, senza potere, noi siamo sempre cresciuti». E, dice ancora, ci ha provato pure nelle ultime settimane: «Prima mi chiama continuamente durante l’estate, dopodiché va alla compravendita diretta. Ma quando si vuole avere un rapporto corretto con l’interlocutore, bisogna poi essere corretto fino in fondo». Parole piccate, ma Casini nega di essere in difficoltà. «Quella siciliana è una questione irrilevante. Vadano dove vogliono, se sperano di avere qualcosa da Berlusconi è un problema loro. Se qualcuno ritiene di fare scelte diverse le faccia, ma non si inventi delle scuse politiche. Noi non andiamo a sinistra, siamo il centro».
Ma ce n’è anche per il Pd.

«Io non sarò il leader del centrosinistra alle prossime elezioni, sto facendo un’altra gara, sto dimostrando che in Italia il bipolarismo non regge. Il Pdl è allo sfascio e il Pd non sta meglio. Ad esempio, l’ipotesi di una mozione di sfiducia contro Berlusconi è una cosa demenziale».

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