
All'inizio del secondo millennio è tornata la violenza politica. Dagli attentati alle Torri Gemelle, 11 settembre 2001, è stato un crescendo, culminato, speriamo, con le guerre in Ucraina e Medio Oriente. In realtà, la violenza non se n'era mai andata. Ma noi occidentali facevamo finta non ci riguardasse, perfino quando lanciavamo bombe su Belgrado con i nostri aerei. Operazione di pace. Operazione di polizia. Operazione speciale. L'eufemismo denuncia l'imbarazzo di fronte all'utilizzo delle armi.
Almeno la pensa così Peter Thiel. Breve biografia di Thiel per chi si fosse distratto: fondatore e/o finanziatore di PayPal, Mithril Capital Management, Valar Ventures e Palantir Technologies. Quest'ultimo è il colosso che collabora con la difesa americana nel settore chiave dei big data e delle analisi predittive. Thiel è molto diverso dall'imprenditore tipo della Silicon Valley ed è indicato, da complottisti forse non troppo lontani dal vero, come il "puparo" dell'amministrazione Trump. Esagerato, forse. Anche perché il sodale Elon Musk ha concluso la sua esperienza con Donald tra accuse e scuse. Tuttavia non c'è dubbio che Thiel abbia espresso opinioni che Trump potrebbe sottoscrivere. Ad esempio, Thiel fece a pezzi le università americane, tomba del pensiero critico, ben prima del presidente. Thiel rimane nel campo liberale ma teorizza, per uscire vivi dalle nuove guerre tecnologiche, un'alleanza tra lo Stato e le aziende private. Ritiene inoltre che una parziale cessione di dati privati sia un sacrificio accettabile in cambio della sicurezza. Si immagina un futuro americano e cristiano, a patto di restare sintonizzati sulla realtà e non sui sogni kantiani di pace eterna dai quali l'Europa, ad esempio, fatica a svegliarsi, riarmo o non riarmo.
Peter Thiel è stato allievo di René Girard e non è un dettaglio come illustra alla perfezione Il momento straussiano (Liberilibri, a cura di Andrea Venanzoni, pagg. 124, euro 4,99; solo in edizione digitale). Girard è autore di classici come La violenza e il sacro ai quali Thiel si ispira con molta chiarezza. L'antropologo francese è famoso per la teoria del "capro espiatorio". Un omicidio rituale, compiuto dalla collettività, fonda tutte le religioni eccetto quella cristiana. La morte in croce di Gesù svela, secondo Girard, l'inganno del sacrificio come antidoto alla violenza; da Cristo in poi non possiamo più ignorare il fatto che la vittima è innocente e che gli uccisori sono colpevoli. La violenza non si può più esorcizzare attraverso la ripetizione del sacrificio ritualizzato ma soltanto attraverso l'adesione al messaggio evangelico, che rende liberi e soprattutto responsabili.
Tesi discutibile, e infatti molto discussa. Ma non è il caso di ripercorrere qui il dibattito. A noi interessa sottolineare le radici delle idee di Thiel. A Girard, possiamo aggiungere Carl Schmitt e Leo Strauss. Unico pensatore italiano citato: Roberto Calasso per La rovina di Kash (Adelphi). Senza addentrarsi in altre disquisizioni filosofiche, veniamo al cuore del libro di Thiel: l'Illuminismo, lungi dall'essere l'inizio del pensiero critico, è stato un sonnifero dal punto di vista culturale. Per superare le contraddizioni insanabili nell'anima dell'uomo e dei popoli, si finisce con il rimuoverle e ignorarle. Le domande fondamentali vengono retrocesse a questioni private, che non devono influenzare il dibattito pubblico. Thiel: "Dall'Illuminismo in poi, la filosofia politica moderna è stata caratterizzata dall'abbandono di una serie di domande che un'epoca precedente aveva invece ritenuto centrali: che cos'è una vita ben vissuta? Cosa significa essere umani? In cosa consistono i fondamenti della comunità politica e dell'umanità? Come si inseriscono la cultura e la religione in tutto questo? Per il mondo moderno, la morte di Dio è stata seguita dalla scomparsa della questione della natura umana". Affrontare questi temi portava allo scontro politico e religioso, quindi sono stati cancellati a vantaggio di una sola dimensione del vivere: quella economica, al massimo coniugata con il desiderio di potere. Non funzionava prima, nonostante la portata rivoluzionaria del cristianesimo. Non ha funzionato neppure la soluzione illuminista. Thiel: "Il progresso dell'Illuminismo è avvenuto a ritmi diversi nelle varie parti della Terra. E in quel mondo al di fuori dell'Occidente, le questioni della religione e dello scopo più profondo dell'umanità sono rimaste centrali". Come dimostrano proprio gli attentati islamisti da cui siamo partiti. Al Qaeda era guidata da un milionario e i "martiri" dell'11 settembre pensavano soprattutto alla vita dopo la morte.
Oggi, conclude Thiel, "la mera autoconservazione costringe tutti noi a guardare il mondo in modo nuovo, a pensare pensieri nuovi e strani, e quindi a risvegliarci da quel lunghissimo e proficuo periodo di torpore e amnesia intellettuale che viene chiamato in modo così fuorviante Illuminismo".
In fondo è un richiamo al realismo. Non si può aggirare il problema della violenza, non c'è sicurezza nel disarmo universale, non esistono zone franche dove l'umanità sia fondamentalmente buona o non problematica (come pensavamo noi europei, facendoci scudo con le armi americane, un po' ipocritamente).
Si prosegue con durezza: la società più giusta non può sopravvivere senza intelligence e l'intelligence prevede la sospensione di alcune regole del diritto naturale, in accordo con quanto già detto da Leo Strauss ed ecco spiegato il titolo, noi ci troviamo proprio davanti a questo quadro: siamo nel momento straussiano.
Si finisce con l'accusa che il mondo trumpiano rivolge agli avversari politici, inclusi quelli della propria area, perché i confini politici sono in via di ridefinizione e in cerca di nuove sintesi: "Si può definire liberal chi non sa nulla del passato e continua a sostenere la visione illuministica della bontà naturale dell'uomo. E si può definire conservatore chi non sa nulla del futuro e del mondo globale che è destinato ad essere, e quindi crede ancora che lo Stato o altre istituzioni radicate nella violenza sacra possano contenere la violenza umana illimitata.
Il presente rischia di essere una terribile sintesi dei punti ciechi di quel pensiero dottrinario, sintesi di violenza e globalizzazione in cui vengono aboliti tutti i confini della violenza, siano essi geografici, professionali (ad esempio, i civili non combattenti) o demografici (ad esempio, i bambini)".Più o meno ci siamo (tornati).