Serena Cipolla
Lo usano al cinema facendo imbestialire lintero pubblico in sala nel bel mezzo di un thriller e se lo tengono allorecchio mentre guidano in autostrada a 180 allora. Lo impugnano al ristorante e parlano ad alta voce disturbando abbondantemente. Poi, non lo spengono sullaereo rischiando interferenze con la strumentazione di bordo. Ci urlano dentro, nei musei, alle mostre e persino durante i concerti di musica classica quando la colonna sonora di 007 simpasta con Wagner e Vivaldi. Lodiato-amato, criticato, supercomprato e «indispensabile» cellulare scandisce la vita di tutti, bambini compresi, eppure soltanto lo 0,22% degli italiani ha deciso di rendere pubblico sulle guide telefoniche il numero del proprio «cel». Lo afferma la Seat Pagine Gialle che sottolinea come soltanto 45mila degli oltre 20 milioni di utenti telefonici, abbia dato lautorizzazione a pubblicarlo. Da questanno, infatti, oltre a nome cognome e indirizzo era possibile inserire il numero del telefonino, le-mail e una icona che segnala la disponibilità a ricevere posta commerciale e chiamate da società di telemarketing. Così, i nuovi elenchi telefonici sono in consegna in ogni città, tranne a Sondrio dove arriveranno alla fine di agosto. Ma per affrontare il lungo iter burocratico e raccogliere le informazioni necessarie, ci sono voluti quattro anni e il via libera dellUnione Europea. Nel 2004, la modulistica è stata inviata a famiglie e imprese per ottenere lassenso alla pubblicazione. Sarà per proteggere la privacy o per la pigrizia di comunicare i dati, ma è un fatto che sfogliando i nuovi libroni licona del cellulare appare solo per due utenti su mille. I più disponibili sono stati i cittadini di Forlì e Cesena, con lo 0,84%; i più riservati i casertani con appena lo 0,04 per cento. Nella capitale solo lo 0,20% ha pubblicato il numero del telefonino e lo 0,22% a Milano, mentre a Torino lo 0,50% dei residenti ha mostrato più disinvoltura.
Un po diversa è la situazione della posta elettronica. Lo 0,99% degli abbonati ha detto sì alla pubblicazione della propria e-mail. I milanesi risultano in testa con l1,96%, mentre i meno disponibili sono gli abitanti dell'Aquila con lo 0,17 per cento. Pochi anche i cittadini romani che hanno inserito negli elenchi lindirizzo elettronico: appena lo 0,73% che sale invece all'1% a Napoli. Il 3,54% degli italiani, però, ha dato lautorizzazione a ricevere avvisi e messaggi dalle imprese, forse nella speranza di conquistare offerte «vantaggiose» o super-sconti. A Como ha dato il via libera il 5,5% dei residenti mentre all'Aquila lo 0,82% per cento. Il telemarketing è inoltre accettato dall'1,79% degli abbonati e sembra che ricevere chiamate dai call center non disturbi soprattutto i cittadini di Forlì e Cesena: qui hanno dato lok il 5,03% della popolazione. Gli altoatesini sono in fondo alla classifica con lo 0,43 per cento. E non hanno utilizzato uno strumento di maggiore tutela le donne che abitano sole: soltanto lo 0,21% ha preferito indicare, a fianco del cognome, l'iniziale del nome di battesimo e ancora meno, lo 0,07% ha omesso il numero civico della propria abitazione. Informazioni che, se omesse, potevano scoraggiare eventuali malintenzionati. Stranezze.
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