Carlo Masseroli è nel suo ufficio all’Urban center. È il suo ultimo giorno da assessore. Squilla il telefono, qualcuno vuol fissare un appuntamento. «Mah, è meglio se ci vediamo in un bar. Domani lascio...». L’assessore all’Urbanistica della giunta Moratti ha 43 anni, quattro figli e una vita politica nata e cresciuta nel solco di Comunione e liberazione. Ha legato il suo nome al Pgt, il Piano di governo del territorio a cui lavora ogni giorno (e anche diverse notti) da cinque anni.
Il nuovo Piano è stato uno dei cavalli di battaglia contro cui si è scagliata la sinistra radicale, che lo associa al cemento, nonostante parchi, aree verdi e riqualificazione di spazi degradati abbondino. «Dopo una campagna elettorale fatta di dichiarazioni vaghe e contraddittorie, adesso Pisapia dovrà misurarsi con gli atti amministrativi, che non possono essere neutri. Vediamo che cosa farà».
Il nuovo sindaco si è presentato ai cittadini dicendo: «Abbiamo liberato Milano». Come ci si sente a essere considerato una forza d’occupazione?
«Il tema della liberazione è una menzogna inaudita. Liberazione da che cosa? da chi? Io ho girato tutta Milano con il Pgt e ho trovato un consenso eccezionale tra tutti coloro che hanno davvero studiato e capito il Piano. È stato apprezzato da tutti».
Molti commentatori adesso parlano di una sconfitta di Cl e del tentativo di cementificare della città.
«Solo una lettura semplificata e strumentale può parlare di cementificazione invece che di sviluppo. È una cosa falsa. Stefano Boeri e Pierfrancesco Majorino hanno detto davanti a me pochi giorni fa che il Pgt è un ottimo piano e che sarà solo un po’ modificato. Adesso bisogna vedere quale delle differenti posizioni prenderà piede».
Secondo lei quale delle due anime vincerà la battaglia dell’urbanistica?
«Tra di loro c’è chi dice che il nostro Pgt è il male assoluto, come Basilio Rizzo. Anche Giuliano Pisapia e Stefano Boeri, soprattutto durante le primarie, per galvanizzare la loro parte hanno detto che il Piano va rifatto. Hanno dovuto dirlo per dare una risposta ai loro comitati e a chi individua nella cementificazione, per altro non prevista dal Piano, il male della città. Se fossero coerenti, adesso dovrebbero annullare tutto e ripartire da zero».
Che cosa succederà se il Pgt sarà bloccato?
«Se prevale una linea di radicale, se vogliono rifarlo, la città rimarrà bloccata per i prossimi quattro o cinque anni. Ma la stessa cosa accadrà se intendono proporre varianti significative: la città rimarrà bloccata per quattro anni».
Quali conseguenze prevede per la città?
«Se il Pgt si ferma, questo toglierà lavoro alla gente, non solo a chi costruisce ma anche all’indotto: i negozi che sarebbero potuti nascere nelle nuove aree non apriranno, tanto per dare un’idea. Questa grande ondata arancione, che rappresenta un sogno in cui la gente ha creduto, rischia di diventare un incubo».
Vuol dire che i milanesi hanno votato per un sogno irrealizzabile?
«Per poter rimetterci in gioco non dobbiamo sottovalutare ciò che è accaduto. La vittoria di Pisapia è stata causata anche da un movimento di gente semplice che si è sentita rappresentata da un’idea di città. Gente semplice che ha trovato in questo sogno di Pisapia qualcosa a cui aderire».
Vuol dire che la giunta Moratti non ha fatto sognare?
«Dico che se non c’è un’idealità, la politica non interessa. C’è mancata un’idealità forte. L’immagine del Berlusconi anni Novanta, quella che ha scaldato i cuori della gente, non c’è stata. Per esserci, dobbiamo recuperare lo spirito di quegli anni attualizzato».
Lei pensa di restare in consiglio a fare opposizione?
«Certamente voglio continuare a far politica. E non intendo fare un’opposizione ostruzionistica, sarebbe antistorica».
Si propone come interlocutore del nuovo sindaco sul Pgt?
«La nostra proposta c’è già: è il nostro Pgt. Di fronte ai ceti produttivi, loro hanno detto che va solo leggermente modificato. I costruttori lavorano anche con la sinistra, sa? Il mondo cooperativo, con le coop rosse, è molto preoccupato che il Piano venga toccato. Boeri è stato a libro paga di Porta Nuova, cioè di Ligresti.
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