Barbara Catellani
Non cè la scarpetta di cristallo e la zucca, è vero, non si muta in sontuosa carrozza. Non c'è nemmeno lei, la fata madrina che con un incantesimo trasforma i vestiti stracciati di Cenerentola in uno splendido vestito tempestato di pietre preziose, sostituita invece da un illuminista ed illuminato precettore filosofo, Alidoro, un degno erede del mozartiano Don Alfonso, che non con la magia, bensì con la ragione e la saggezza dipana l'intricata matassa delle vicende che rapide si intrecciano sul palcoscenico. Ma la «Cenerentola» di Gioachino Rossini, su libretto di Jacopo Ferretti dal racconto di Perrault, rimane una bella fiaba, anche se con un tratto marcato di quotidianità; capolavoro un tantino «sui generis» di quel filone buffo che tanto distingue il celebre pesarese dagli altri operisti dell'epoca, l'arguto melodramma giocoso rossiniano torna a Genova e sarà in scena da venerdì sera con l'allestimento del Teatro S. Carlo di Napoli, le scene di Pasquale Grossi e con la regia frizzante di Paul Curran, che trasporta personaggi e vicenda nei primi anni del secolo scorso. «Ho scelto il 1912 perché volevo mettere in evidenza i conflitti sociali - afferma il regista - e quelli erano anni in cui forti si imponevano le differenze di classe. Questo mi ha permesso di dare al mio lavoro una connotazione più precisa, più realistica rispetto alla fiaba e soprattutto di rendere più vivo il confronto e la relazione tra i personaggi - in questo caso tra Cenerentola e il mondo che la circonda - che è poi il gioco su cui si basa il teatro. Del resto, quando la regia rispetta la musica e la struttura drammaturgica risulta coerente, si è pronti ad affrontare qualsiasi critica».
Una realizzazione dinamica e divertente, dal ritmo veloce, incalzante, che quasi assume la fisionomia di un musical; una scelta che sembrerebbe indovinata per uno spartito così brioso ed originale, oscillante tra dimensione alta e farsesco, costruito alla perfezione intorno a personaggi sempre in bilico tra passioni da «opera seria» ed atteggiamenti genuinamente comici.
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