Un mondo di immagini. Per immaginare il mondo. Perché non c'è dubbio che quando visualizziamo i fatti, i volti, gli eventi del '900, possiamo farlo soprattutto in virtù di questo marchio inconfondibile. Festeggia i suoi cent'anni di vita una delle più grandi invenzioni culturali europee: quell'Istituto Luce che per un secolo ha documentato la grande e piccola Storia del mondo. E che, con la pubblicazione del bel libro Istituto Nazionale Luce. 1924-1962. Dal fascismo al boom economico (Silvana, pagg. 280, euro 30), viene celebrato "non solo come il notorio megafono della propaganda del Ventennio riassume, nel presentarlo, Enrico Bufalini, direttore dell'Archivio storico Luce - ma anche come il più grande deposito europeo della nostra memoria collettiva. Un patrimonio di tutti. Perché è la storia di tutti".
Dal magnifico bianco e nero degli anni '20 e '30, con macilenti contadini al lavoro nei campi, o esultanti Balilla sotto il balcone di piazza Venezia, ai colori squillanti della liberazione di Roma nel '44, e a quelli autunnali delle manifestazioni di piazza nel plumbeo '68, passando attraverso il varo del Rex, le Olimpiadi di Roma '60, la Loren e Mastroianni sui set di Blasetti o Fellini... Una carrellata d'immagini e suggestioni praticamente infinita, che il libro tenta di sintetizzare attraverso 80 fotografie e l'apporto di tredici studiosi di cinema e fotografia, impegnati in altrettanti saggi "ad analizzare il Luce spiega Gabriele D'Autilia, curatore del volume assieme a Luca Mazzei - attraverso vari approcci: storico, estetico, istituzionale, cinematografico, economico".
Quando il Luce nacque - in due fasi, tra il 1924 e il 1925 - il Duce fu subito convinto dell'importanza strategica e della forza di penetrazione psicologica della nuova istituzione: "Nata come utopia educativa, divenne presto una macchina del consenso analizza D'Autilia - E nel libro i nostri esperti ne esplorano le innumerevoli implicazioni. Il Luce fece nascere il concetto moderno di laboratorio fotografico. Fece del cinema, grazie ai suoi cinegiornali, uno strumento informativo, non solo di propaganda. Inserì nelle pieghe del suo racconto ufficiale sulla guerra lampi di verità involontaria. Perfino durante la stagione di Salò, con i suoi filmati, seppe trasmettere il senso quasi consapevole della fine imminente". Ed è raro che, in Europa nel corso del Novecento, una singola realtà abbia saputo concentrare in pochi decenni una varietà di esperienze così ricca, complessa e talvolta controversa.
Oggi, a cura dell'Archivio Cinecittà, molti dei filmati Luce sono facilmente visibili, restaurati anche nel sonoro, sui canali social, dove raccolgono un numero insospettabile di visualizzazioni. Ad interessare probabilmente non è solo il valore storico, ma anche quello di costume: dai commenti degli utenti si intuisce - ad esempio - che colpiscono molto i commenti sonori. Spesso affidati al timbro inconfondibilmente stentoreo dello speaker Guido Notari, hanno tutta l'eloquenza e la retorica tipiche del periodo, che bastano da sole ad offrire un indicativo ritratto dell'epoca. "Eppure, nonostante il Luce sia qualcosa di piuttosto sorprendente osserva D'Autilia - io continuo a ritenerlo abbastanza trascurato.
Trovo che non sia stata ancora capita del tutto l'importanza di questa istituzione. Che fu, sì, uno strumento di educazione e di propaganda politica. Ma anche uno strumento di crescita: poiché aiutò ad istruire i contadini. E a fare un tipo d'informazione assolutamente moderna".