«Centri sociali col permesso? Noi non ci muoviamo»

Il Leoncavallo contro la legge urbanistica della Regione che impone l’autorizzazione

I commenti dei leoncavallini sull’autogol del centrosinistra - quella norma che rende obbligatoria l’autorizzazione comunale per aprire un centro sociale, fatta propria dal centrodestra - be’ è impossibile pubblicarli nudi e crudi. Depurati da improperi contro i loro supporter è però possibile sintetizzare il concetto: «Qui siamo e qui restiamo». Ovvero, «l’estensione dei vincoli urbanistici anche ai centri sociali testimonia l’ottusa volontà del centrodestra di impedire nelle città la costruzione di spazi per luoghi di sperimentazione e di progetto».
Valutazione accompagnata da quell’interrogazione al ministro degli Interni, firmata da esponenti milanesi di Rifondazione comunista e Ds, affinché «attivi la prefettura di Milano per monitorare e per facilitare un esito positivo» della trattativa anti-sgombero che gli autonomi hanno in corso. Soluzione positiva, chiosano gli occupanti di via Watteau, per proseguire «alle tradizionali attività rivolte all’aggregazione e alla cultura underground e giovanile quelle altre funzioni di servizio rivolte all’immigrazione e a soggetti deboli che costituiscono oggi una consolidata e riconosciuta esperienza». Nota che tradotta in soldoni vuol dire: qui, al Leonka, e negli altri centri sociali di Milano offriamo «assistenza anche agli anziani e ai diseredati» ovvero «suppliamo alle politiche del welfare ferme all’anno zero». Autodifesa di chi preferisce non sfogliare il curriculum vitae del Leonka e degli altri fortini dell’antagonismo.

E mentre Stefano Zamponi, capogruppo regionale dell’Italia dei Valori, autore del clamoroso autogol garantisce che «nell’Unione non ci sono screzi» e che, ieri, «si sono un po’ arrabbiati, soprattutto Luciano Muhlbauer», l’azzurro Guido Boscagli rassicura i lombardi che la Casa delle Libertà ha «presidiato gli interessi delle fasce più deboli della società, abbiamo vigilato perché la sinistra dopo la norma anti-centri sociali non tentasse con qualche colpo di mano di far passare provvedimenti anche contro immigrati, disabili e anziani».

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