«Non interessa né come né quanto. Interessa soltanto che abbiamo vinto». I duemila di piazza Duomo saltano di gioia quando Bruno Ferrante gli sintetizza il new deal del centrosinistra. Salta un tappo di spumante, salzano le note di Bella ciao e qualche pugno chiuso. Laspirante sindaco del centrosinistra si gode la festa e con i duemila sogna la conquista di Palazzo Marino.
E mentre il solito giapponese fotografa e sorride, la gioiosa macchina da guerricciola diessina rassicura che «a Milano ce la facciamo», che «libereremo il Comune» e che, naturalmente, il gnocco fritto non mancherà alla presa della Bastiglia. Immagine perfetta con i compagni ubriachi di slogan che preannunciano trionfi epocali: «Questo risultato è più importante di quanto sembri» chiosa Filippo Penati «è la svolta che segna il Paese». Ferrante raccoglie la sfida milanese promettendo «più serenità alla politica, parlando più di pace e meno di guerre: così, sono convinto che vinceremo anche a Milano».
Gli illusi di piazza Duomo applaudono, urlano e già sentono che il grande giorno savvicina: «Questa sera già sappiamo cosa li aspetta il 25 aprile» esclama il numero uno dei comitati pro-Prodi, Stefano Facchi. «Abbiamo vinto le elezioni. Non ascoltate quello che dicono certe televisioni e certi giornali» avverte Pierfrancesco Maiorino.
Centrosinistra, festa per pochi in piazza Duomo
In scena il solito repertorio di slogan per ridare slancio alla sfida comunale
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