Milano - Marco Santin, per allestire la squadra di Mai dire martedì, dalla prossima settimana su Italia 1, voi della Gialappa’s avete saccheggiato il cast di Colorado e Zelig.
«Ne abbiamo il diritto. Vogliamo contare quanti sono nati da noi prima di spiccare il volo? Non me la sento di fare nomi, ma uno finisce per ...ozza, un altro per ...ovanni e Giacomo e potrei continuare. Abbiamo battezzato tutti i comici più in voga».
Prima, però, si dice che li abbiate stremati.
«Siamo un po’ carogne, in effetti. Ma quelli che ci abbandonano, poi vogliono tornare. A Matrix, Teocoli ha confessato che il suo maggior rimpianto è non lavorare più con noi. Non l’aveva mai detto, mi ha commosso».
Forse non siete cattivi?
«Più che cattivi, direi impegnativi, anche perché siamo tre persone diverse. E poi i rapporti con il tempo si logorano, è normale».
Salvo quello fra i Gialappi.
«Posso fare gli scongiuri?».
Mai dire martedì è controcorrente. La musica, in tv, fa flop e voi arruolate una band dal vivo, Gigi e Ross parodieranno gli Zero assoluto e Tiziano Ferro, e la new entry Fabrizio Casalino imiterà Mario Biondi.
«Cerchiamo di far ridere, la musica per noi è un mezzo per rimandare a qualche cosa d’altro».
È vero che lo studio sembra un aeroporto?
«È stato un caso. Ci servivano dei monitor e un tapis roulant e alla fine abbiamo aggiunto la carlinga di un aereo. Cambiare scenografia aiuta».
Anche tornare in prima serata.
«Sì, credo che di questi tempi le 22.10 si possano considerare una prima serata».
Perché Mai dire Gf chiude in anticipo?
«Forse non volevano pagarci due programmi. Comunque martedì ritroverete Ubaldo Pantani nei panni di Roberto il Cummenda. Assieme a personaggi evergreen, come il Jean Claude di Marcello Cesena».
Costruire un programma sfruttandone altri è una vostra antica idea che sta facendo proseliti: in tv è tutto un citarsi a vicenda.
«Sì, ma con qualche differenza. I dopo-Isola o la De Filippi ospite al Gf sono modi per fare ascolti senza sforzo. Noi non incensiamo la tv, anzi la sfottiamo».
Al calcio avete rinunciato?
«Il nostro lavoro ormai lo sta facendo Striscia la notizia il lunedì sera. E comunque è difficile anche trovare gli spazi».
«Fanno i palinsesti col pallottoliere», si lamenta, in sottofondo, il collega Giorgio Gherarducci. «Giorgio è fuori di sé a causa del Dr. House», spiega Santin. «Prima va in onda la replica, poi l’inedito e la settimana dopo è tutto diverso. Chi riesce a seguirlo dovrebbe ricevere un premio fedeltà».
Di che cosa soffre la tv?
«Di frenesia degli ascolti. Se un programma non s’impone dalla prima puntata, viene sospeso, non c’è il tempo per trovare il ritmo giusto».
A voi è servito un po’ per affermarvi.
«E persino Amici e Striscia, all’inizio, zoppicavano, ma non se lo ricorda nessuno. Oggi saremmo stati tutti retrocessi in terza serata su Rete 4».
Forse è meglio la terza serata che essere pagati per non lavorare, come ha detto Alda D’Eusanio.
«Funziona, purtroppo, come nel calcio, dove comprano i giocatori per tenerli in panchina. Così non giocano in un’altra squadra. Ma per citare le cose brutte della tv mi servirebbero sei pagine del Giornale».
E come comincia la
«Con la tv del dolore. È ignobile, e lo sostengo dai tempi del terremoto in Irpinia, quando vidi un cronista della Rai calare un microfono tra le macerie per chiedere a una donna rimasta sepolta viva “che cosa prova?”».
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