Ceronetti a Sgarbi: "Io, intellettuale orgoglioso delle mia povertà"

Ceronetti: "Il vitalizio è basso? Mi va benissimo". Massimo Fini: "Ecco pechè di cultura non si vive"

Ceronetti a Sgarbi: "Io, intellettuale  
orgoglioso delle mia povertà"

di Guido Ceronetti

Caro Sgarbi, in verità, a tutt’oggi, io non ho ricevuto nessuna comunicazione ufficiale, da governo a cittadino, circa il vitalizio che mi sarebbe stato assegnato. Ne sono stato informato da ripetuto tam-tam di clonazione di approssimativi dati in Rete, effetto magico di evidente «lancio di agenzia». Grazie a tutti, per l’attenzione; però, finché non m’arriva da un colombo viaggiatore l’informazione indubitabile dello Stato elargitore, con relative istruzioni, per me nulla cambia, posso pensare soltanto che ci siano delle probabilità che la notizia abbia un fondamento. È interessante quanto dici circa la strana legge Bacchelli, che andrebbe riformata e non lo sarà, come tutto il resto.

Dopo anni, credevo placato il tuo tormento di farmi avere (altro che Bacchelli!) una nomina presidenziale a senatore a vita che io invece (scusa se anche su queste colonne, costretto, mi ripeto) non potrei mai accettare. Perché il mio Tao me l’impone. Che cosa succede nelle migliori favole? Il pretendente che segue la giusta Via, di fronte ai tre scrigni (quello d’oro, quello d’argento, quello di legno tarlato) sceglie senza esitare lo scrigno povero. E guadagna la Principessa, e gli toccherà anche il regno. Tu mi metti davanti lo scrigno d’oro: ne uscirei scornato. Ma io, se davvero avrò il Bacchellino, sarei premiato, mettendo in fuga qualche brutto spettro di vecchiaia che mi fa visita ogni tanto. Quella è la mia misura, niente di troppo, e ne godano tra le statue Qohélet ed Epicuro, Orazio ed altri cherubini. Avrei anche più d’uno scrupolo approfittando di una istituzione che vorrei vedere sparire dal nostro ordinamento, demolita, cancellata, mai più risorgente: una Camera può andarci bene, due sono un perditempo e uno spreco insostenibili! Ultimo non ultimo. Il tipo che era Montale era adatto sia al senatorismo a vita che al Nobel. Integrato nel sistema, anche più di Ungaretti.

A Rimbaud hanno fatto un monumento, a Charleville: trovi che c’entri qualcosa, con quel divino vagabondo, un monumento? Io sono lontano da Palazzo Madama e dai suoi cospicui emolumenti, quanto il mio organo di Barberia e il mio teatro di strada sono lontani da una prima del 7 dicembre alla Scala. Al cantastorie Trincale di piazza del Duomo è stato dato quest’anno lo stesso mio vitalizio - benissimo! A me, che forse non riuscirò più a far girare ai festival la manovella, un altro governo ha messo nel cappello di artiste de la rue qualcosa che supera di gran lunga la filamentosa tirchieria dei passanti: di nuovo bene, benissimo... Ogni altra pensione: mai avuta né cercata.

Credimi, gentile Sgarbi, sarei bruttamente un ingrato - anche verso i cari amici che se ne sono occupati - se mi dicessi, se ruminassi scontento. In attesa che si affacci in scena, da Roma, il Monsieur Godot che sta venendo, a te un cordiale saluto e un vivo incoraggiamento per il 2009.

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