La certezza: il terzo polo è senza i numeri

Al Senato la coalizione deve superare il 20 per cento e indicare un unico candidato a Palazzo Chigi: è impossibile. Altri ostacoli alle urne: le pensioni degli onorevoli e la sinistra ancora senza un leader

La certezza: il terzo polo è senza i numeri

Tecnicalità. La prima Repubblica aveva nel suo vocabolario formule orrende. La seconda ci ha regalato quest’altra sciccheria linguistica. Traduco così: le tecnicalità sono i conti della serva, i quali sono poi alla fine più decisivi degli sproloqui sul bene comune.
In Parlamento in questi giorni si fanno parecchi conti della serva, le cui somme allontanano tutte le date delle elezioni.

La prima tecnicalità riguarda la pensione (di deputati e senatori). Una volta, cioè fino alla precedente legislatura, perché gli onorevoli potessero accedere al prezioso vitalizio, occorreva accumulare un’anzianità - si fa per dire - di due anni e sei mesi. Poi bastava aggiungere versamenti volontari e si arrivava a poter godere di un introito mensile di 2000 euro circa (il minimo). Da questa legislatura sono necessari cinque anni pieni. Questo spinge a puntare non tanto sulle larghe intese, ma su quelle lunghe. Anche perché sia a destra sia a sinistra sono pochi quelli certi della rielezione. E di prima nomina sono tra Camera e Senato 345 (240 + 105), pari al 36,6 per cento del totale di 945. Un partitone trasversale, ma compattissimo. A questo gruppazzo tenuto insieme dalla pagnotta per sé e per l’eventuale vedova, si aggiungono quelli che sono alla seconda legislatura, i quali la prima volta hanno accumulato due anni di anzianità e che per arrivare al minimo hanno bisogno di rinviare le elezioni almeno a maggio.

La tecnicalità numero due riguarda la legge elettorale, il benemerito Porcellum. Il quale ha molte e complicate soglie. Esso premia le coalizioni, ma stabilisce parecchie soglie, tutte diverse tra loro. Trascrivo da Internet-Wikipedia.

«Soglie di sbarramento: per ottenere seggi alla Camera, ogni coalizione deve ottenere almeno il 10% dei voti nazionali; per quanto concerne le liste non collegate la soglia minima viene ridotta al 4%. La stessa soglia viene applicata alle liste collegate a una coalizione che non ha superato lo sbarramento. Le liste collegate a una coalizione che abbia superato la soglia prescritta, partecipano alla ripartizione dei seggi se superano il 2% dei voti, o se rappresentano la maggiore delle forze al di sotto di questa soglia all’interno della stessa (il cosiddetto miglior perdente). Al Senato le soglie di sbarramento (da superare a livello regionale) sono pari al 20% per le coalizioni, 3% per le liste coalizzate, 8% per le liste non coalizzate e per le liste che si sono presentate in coalizioni che non abbiano conseguito il 20%».

Questi conti riguardano la famosa terza gamba, o terzo polo. Conviene o no mettersi insieme in una coalizione? In questo caso la legge prevede che ci indichi un candidato premier unico da scrivere sulla lista. Chi ci mettono? Casini? Fini? Secondo voi, uno dei due è disponibile a mettersi sotto l’altro? E come si decide altrimenti? Con le primarie? Per quelle occorre tempo, un sacco. Ci sono anche Montezemolo e Rutelli, ma pure Lombardo. Che fanno? La riverenza, e si accomodano in seconda fila? Ovvio che Luca Cordero del Cavallino Rosso vuole la pole position per ragioni di scuderia come Alonso. Se invece si mettono insieme in una lista sola, idem. Ovvio che puntino a non andare a elezioni, a meno di riuscire a cambiare la legge elettorale. Ma a quel punto che bisogno ci sarebbe di un terzo polo? Boh.

C’è una terza tecnicalità e riguarda il Pdl. Berlusconi negli incontri privati, che sono gli unici in cui dice la verità e che per questo si risanno immediatamente ovunque, sostiene di aver pronto un partito di ragazze e di ragazzi. Gente giovane, basta lui come anziano della compagnia. La cosa fa sentire deputati e senatori del Pdl come tacchini sotto Natale. Non è una bella tecnicalità finire in padella insieme con la legislatura.

La quarta tecnicalità tocca la sinistra.

Avrebbero un candidato piuttosto noto: Romano Prodi. Ma siccome potrebbe persino rischiare di vincere, non lo vuole nessuno. E aspettano che nel frattempo maturi Vendola o ringiovanisca Bersani: legislatura lunghissima.

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