S'intitola «Cittá italiane e immigrazione» la ricerca di Tiziana Caponio (Il Mulino) che descrive le nuove realtà urbane del nostro Paese. La città rappresenta il luogo di interazione per immigrati e società di accoglienza, con i suoi esiti di integrazione o di conflitto. Il libro ricostruisce le politiche per gli immigrati in tre cittá che sono state governate da maggioranze politiche diverse: Milano dove alla Lega Nord nel 1997 è subentrato il Polo delle libertà; Bologna, tradizionalmente di sinistra ma dove nel 1999 viene eletto un sindaco di centrodestra; e Napoli, con le giunte Bassolino allargate anche a Rifondazione comunista. Nel paragrafo dedicato al capoluogo lombardo si ripercorre il fenomeno migratorio agli albori, quando l'immigrazione si imponeva soprattutto come fenomeno di povertà e marginalità sociale. A quei tempi ad occuparsene erano i servizi di assistenza e le mense dei poveri di parrocchie e conventi, che vedevano aumentare gradualmente il numero di stranieri tra i loro utenti abituali. Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti. Dai primi arrivi negli anni Settanta - in prevalenza egiziani e poi via via eritrei, iraniani, nordafricani ed infine latinoamericani e dall'Europa dell'Est nel corso dell'ultimo decennio - il panorama oggi è profondamente cambiato. A Milano si sta consolidando un nuovo ceto medio di imprenditori etnici che ha fatto molto strada.
Quello che serve è sicuramente una buona politica migratoria ma anche un impegno da parte degli immigrati che troppo spesso tendono a dividersi in comunità che non dialogano fra di loro. Una condizione necessaria per raggiungere degli obbiettivi comuni.Il ceto medio importato dallAfrica
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.