di Pierluigi Bonora
Vivere l'auto? Viviamola fino a che siamo ancora in tempo. Anzi, diciamocela tutta: al sottoscritto, e penso di essere in buona compagnia, l'automobile che guida da sola proprio non va giù. Le cronache dei giornali, del web e quelle televisive dedicano, in questi giorni, grande spazio all'auto dotata di pilota virtuale (e virtuoso). Questa macchina fa tutto da sola, sia in città sia sui percorsi autostradali.
L'obiettivo, encomiabile, è quello di azzerare la possibilità che si verifichi un incidente o un investimento. E, oltre a questo, dare un ulteriore scossone positivo alla lotta all'inquinamento, dotando il veicolo di motorizzazioni a emissioni zero. Tutto bello e giusto.
A quel punto, però, sarà praticamente inutile andare a scuola guida: a che serve studiare la segnaletica e le norme del Codice della strada se poi, a guidare, è una sorta di robot? Autoscuole allertatevi, il vostro business potrebbe avere gli anni contati.
Dal 2020, dunque, la mobilità a motore potrebbe essere oggetto di una clamorosa svolta. In strada si vedranno tanti people mover (i trenini senza conducente) su quattro ruote; all'interno quattro o cinque persone impegnate a smanettare sulle future diavolerie multimediali (chissà se i giornali ci saranno ancora), per nulla attente a quanto avviene davanti a loro: semafori, sorpassi, pedoni che attraversano, cagnolini evitati all'ultimo secondo.
Che tristezza e che impigrimento, anche perché è facile supporre che se non guideremo più materialmente l'automobile, faremo altrettanto magari anche con la moto. Per non parlare delle faccende di casa: un robottino (già si vedono i primi esemplari) farà il bucato, spazzerà la casa e ci propinerà la cenetta serale. Che barba.
Immaginatevi seduti all'ex posto guida di una Ferrari o di una Porsche: tutto bello, un salotto raffinato, connessioni sempre disponibili. Si parte, il vrooooooom resta eccitante, ma noi stiamo solo a guardare e non rischiamo neppure la patente o peggio se, qualche minuto primo di accomodarci, ci siamo fatti un paio di birre o un mojito. Che noia.
Insomma, cari amici automobilisti (e anche centauri), mala tempora incombono, con tutto il rispetto per i geniali ingegneri e le case automobilistiche che hanno deciso di scommettere sull'auto (e chissà se saranno coinvolte anche le due ruote) che fa tutto da sé.
Godiamoci la gioia e il divertimento di guidare, con coscienza e responsabilità sempre, prima che tutto cambi. In futuro la possibilità di domare una supercar o di affrontare un bel fuoristrada, tenendo le mani ben salde sul volante, rischiano di trasformarsi in una favola da raccontare ai nipotini.
E ora una confessione: qualche settimana fa ho assistito all'arrivo, nella bella piazza di Cortina, delle auto storiche partecipanti alla Coppa d'oro delle Dolomiti. Ebbene, in più di un'occasione, vedendo sfilare auto italiane e straniere che hanno fatto la storia, mi è venuto il magone. Chissà se tra cinquant'anni sarà ancora così. Chi vivrà, vedrà.
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