La crisi delleconomia mondiale ha reso il 2008 uno degli anni peggiori per le Borse internazionali. Piazza Affari ha distrutto metà del proprio valore in termini di capitalizzazione (meno 48% il Mibtel) con inevitabili contraccolpi sui risparmi delle famiglie italiane. Le basse quotazioni raggiunte potrebbero però rappresentare unoccasione di acquisto in vista della ripresa dei listini che gli analisti si attendono per il prossimo anno.
A patto, però, di avere i nervi abbastanza saldi per affrontare una Borsa che si preannuncia, almeno per qualche tempo, ancora «agitata» e di diversificare. Il modo più semplice per centrare questo obiettivo è sottoscrivere uno o più fondi di investimento ben gestiti. In pratica affidarsi allindustria del risparmio gestito, sui cui meccanismi si sofferma la quarta tappa del viaggio nel mondo del credito che il Giornale ha intrapreso con la collaborazione del consorzio PattiChiari.
Gli strumenti: fondi ed Eft
I fondi comuni di investimento sono strumenti di risparmio gestiti da società specializzate (le «Sgr») per conto di più sottoscrittori, come se si trattasse di un unico grande patrimonio. Il fondo raccoglie le somme depositate dai risparmiatori e il gestore le investe con lobiettivo di redistribuire il rendimento ottenuto dopo aver trattenuto il compenso per il servizio svolto (in pratica le «commissioni»). In alternativa è sempre possibile puntare sugli Etf, i fondi «passivi» dai costi ridotti allosso che replicano esattamente lindice cui sono «agganciati» e che sono negoziati in Borsa come le azioni.
Prima regola: «diversificare»
I fondi assicurano una forte diversificazione del portafoglio e sono quindi in grado di compensare eventuali perdite subite su un singolo investimento con i rendimenti ottenuti dagli altri. Il meccanismo adottato dagli Etf è simile, ma scegliere un fondo comune significa anche affidarsi a un gestore, a un investitore esperto pronto a modificare la composizione del portafoglio in base allandamento del mercato.
PattiChiari: a ognuno il suo rischio
Così come accade per qualsiasi investimento, quando si sottoscrive un fondo è cruciale tenere conto del rendimento che si vorrebbe ottenere e del rischio che si è disposti ad affrontare. Così da scegliere la soluzione più adatta alle proprie esigenze, anche in base alla durata dellinvestimento. Esistono fondi di diversa natura, una prima distinzione è tra quelli obbligazionari, azionari o bilanciati in base al fatto se nel portafoglio prevalgono obbligazioni, azioni o ci sia una combinazione equilibrata di queste due. Va detto, però, che investire nei fondi non garantisce nè un rendimento prefissato né, di norma, la restituzione del capitale versato a meno che tale clausola non sia prevista nel contratto. Sono i cosiddetti «fondi garantiti»: il regolamento deve comunque precisare sia i costi della garanzia sia i criteri della sua determinazione. Una prima «bussola» per orientarsi è il sito di PattiChiari che dedica unapposita sezione al mondo del risparmio gestito (www.pattichiari.it).
Fondo aperto o fondo chiuso?
In base alle condizioni di ingresso in un fondo comune si parla di fondi «aperti» e di fondi «chiusi». I primi possono essere sottoscritti e rimborsati, totalmente o parzialmente, in ogni momento perché è previsto che il loro patrimonio sia variabile. I fondi chiusi, avendo un patrimonio definito allatto della costituzione, possono invece essere sottoscritti solo in un certo periodo e rimborsati alla scadenza o dopo alcuni anni.
Come puntare sui fondi
I fondi comuni possono essere sottoscritti presso la Sgr di una banca, nelle società di intermediazione mobiliare (le «Sim») oppure tramite i promotori finanziari. Per prima cosa occorre in ogni caso prendere visione del Prospetto informativo che deve essere obbligatoriamente consegnato al risparmiatore. È il documento che contiene tutte le caratteristiche del fondo, le modalità di partecipazione, i costi e le altre informazioni necessarie.
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