
"A Milano le portinaie hanno un'importanza eccezionale... Se non siete nella manica della vostra portinaia non potete far niente: non potete comprare una sedia a rate, non potete avere un documento, non potete trovare un nuovo appartamento. È la portinaia quella che decide...". Così raccontava la città nella sua "Scoperta di Milano" Giovannino Guareschi. Erano gli Anni Quaranta, tanti anni fa, e quella Milano ovviamente (e giustamente) non c'è più. Forse non ci sono più neppure le portinaie e quelle che rimangono si fanno i fatti propri, come tanti per star lontano dai guai. Ora c'è un'altra città. Europea, moderna, cosmopolita, dove si intrecciano culture, idiomi, religioni, mondi che in teoria dovrebbero integrarsi e che invece restano chiusi a guscio nelle piazze e nei parchi dove si ritrovano, nei quartieri, nei cortili delle case. C'era una volta una città che quando scendevi da un treno alla stazione capivi subito dov'eri, ora le stazioni sono quasi tutte uguali e le città pure. Anche Milano non sfugge, omologata negli happy hour, nel cibo, nei riti quotidiani, nelle mode del fitness, anche nello sballo e nelle paure. Qualcuno resiste o quantomeno ci prova.
Così fa rumore il grido d'aiuto dei rigattieri che dagli Anni '70, da quando il Comune li aveva arruolati per tener vivi i quartieri che si svuotavano durante i fine settimana, conservano negli oggetti, nelle stampe, negli antichi arredi, una città che sta sparendo. O forse è già sparita.