Cultura e Spettacoli

«Che porco, non ti sposo» Ma i manifesti sono lo spot di un film

RomaPeccato, la storia era bellissima. Meglio di un film. Anzi, proprio un film. Un amico che mette su Facebook foto osé di un giovane alla sua festa di addio al celibato, la prossima moglie che guarda e manda a monte le nozze. Il tutto in pubblico, vale a dire sul più diffuso social network mondiale, dove chiunque può seguire passo passo il dramma mucciniano. Tutto troppo bello, tutto troppo perfetto. Ma è solo una trovata per il lancio del primo film italiano su Facebook, Feisbum, che sarà nelle sale l’8 maggio e sarà presentato domani a Roma.
La notizia ieri in poche ore aveva fatto il giro di Roma. Una mano anonima ma sapiente aveva riempito i punti strategici della capitale (fermate della metro, luoghi turistici, i muri delle redazioni dei giornali) di manifesti casalinghi: una foto con il viso per la verità più imbarazzato che arrapato di un giovane uomo sovrastato da due grandi tette nude e alcune frasi-esca: «Antonio Brucardi, meno male che c’è Facebook. Almeno ho scoperto in tempo prima di sposarti che sei un porco traditore». Seguono sette-punti-esclamativi-sette. E la firma: «La tua ex promessa sposa e i 548 invitati al matrimonio».
Ohibò. La vendetta informatica di una fidanzata tradita ai piedi dell’altare, mormora la metropoli che è pur sempre un paesone quando si tratta di spettegolare. I più curiosi si collegano al social network e in men che non si dica ricostruiscono un fantastico feuilleton: i due, Antonio Brucardi e Valeria Favi, entrambi utenti di Facebook, avrebbero dovuto sposarsi l’8 maggio in una delle più belle chiese di Roma e per invitare gli amici avevano creato un gruppo, mettendo in rete i preparativi della cerimonia, con tanto di link a un sito di bomboniere, nonché le trepidazioni emotive sempre «postate» dai due (ma Facebook sennò a che servirebbe?). Poi qualche giorno fa l’evento: «Liberiamo Antonio Brucardi. Festa di addio al celibato!». La data il 25 aprile, il luogo «segretissimo», gli invitati solo uomini. La candida Valeria, il cui profilo sta tutto in una deliziosa vignetta, cerca spie che le raccontino il comportamento di Antonio. Il quale alla festicciola - evidentemente ben organizzata - si diverte assai, e viene fotografato con tette anonime di corredo. Qualcuno lo «tagga», vale a dire mette in rete l’immagine. Lei la vede e si indigna, mentre lui cerca di dare spiegazioni e gli amici si impicciano. Poi la gogna mediatica. Valeria gira per Roma con un’amica, Francesca, ad attaccare i manifesti, azione documentata da un video su YouTube, tanto per non farsi mancare nulla. Infine ancora su Facebook un laconico post: «Buongiorno a tutti, mi dispiace comunicarvi che purtroppo non mi sposo più. Il motivo ormai è sotto gli occhi di tutti. Vi prego ditemi che ho fatto la scelta giusta. Cercate di capire come mi sento in questo momento e credete mi dispiace comunicarvelo così. Scusatemi tutti. Valeria». Roma è praticamente ai suoi piedi indignati. Le agenzie stampa mandano lanci su lanci, perfino il sito Repubblica.it racconta la storia. Su Facebook si rincorrono commenti, solidali, indignati, divertiti. Poi il dubbio: e se fosse una bufala? La chiesa infatti nega che l’8 sia previsto un matrimonio. E allora?
La verità è che si tratta del lancio del film Feisbum. Basta andare sul sito per scoprire che uno degli episodi, Maledetto tag, diretto da Dino Giarrusso e interpretato da Pietro Taricone, racconta una storia praticamente identica. Identici anche i nomi dei protagonisti: Valeria e Antonio. Un caso? Forse. Ma di sicuro non è un caso che tra i cyber-amici dei due ci siano l’assistente produttore, il produttore esecutivo, l’ispettore di produzione, la coordinatrice e perfino la responsabile dei contratti degli attori del film. Tana per Feisbum, ma applausi alla campagna di lancio.

Per il film, si vedrà.

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