Che sorpresa, è Quaresima ma l’Italia non se n’è accorta

Vorrei dare una notizia in esclusiva: ieri è iniziata la Quaresima. Lo dico perché nessun giornale e nessuna Tv ha riservato alla vicenda la benché minima attenzione. Il mercoledì delle Ceneri è passato via inosservato, fra gli avanzi del Carnevale grasso, le ultime feste di Venezia e le ricadute di polemiche scatenate attorno alla festa della donna. Per carità: momento importante l’8 marzo. Ma di tutte le pagine ricoperte di mimose, fra tutte le iniziative in rosa, e le quote rosa, le ricorrenze rosa e i palazzi illuminati di rosa, possibile che non ci sia uno spazietto viola per ricordare che oggi inizia il tempo più importante per i cristiani?
Scommetto che se oggi fosse cominciato il Ramadan avremmo già stampato titoli a caratteri cubitali. Succede ogni volta: cinquemila a Vicenza per il Ramadan, diecimila a Milano per il Ramadan, e giù a raccogliere opinioni degli esperti per dire come ci si comporta durante il Ramadan, quali sono le regole del Ramadan, com’è bello fare il Ramadan. Persino alcuni vescovi a volte sembra che s’emozionino più per il Ramadan che per la Quaresima: si sa, è più facile ottenere un titolo su Repubblica inchinandosi ai fedeli musulmani, magari proponendo una moschea in ogni quartiere, che celebrando il consueto cristiano rito delle Ceneri…
E allora, però, è abbastanza inutile lamentarsi dell’Eurabia, citare le profezie di Oriana Fallaci, spaventarsi per l’arrivo delle masse di immigrati dal Nord Africa e per il conseguente «suicidio dell’Europa», come ha fatto ieri il Corriere con un sentito editoriale di Piero Ostellino, se poi non ci si accorge nemmeno che in tutto il resto del giornale (e dei giornali) non c’è una riga per ricordare che sta accadendo qualcosa di importante per i cristiani. È inutile perché non si può vincere la sfida con l’islam cancellando la nostra memoria, le nostre tradizioni, la nostra fede. Chi perde le proprie radici rischia di essere spazzato via anche da un venticello, figuriamoci da una bufera come quella che si è sollevata in terra araba.
Ma in fondo noi quella sfida l’abbiamo già persa. Abbiamo perso perché sappiamo tutto delle celebrazioni del venerdì in moschea e nulla delle Ceneri. Abbiamo perso perché nella preghiera laica del mattino, che sono i giornali, citiamo i carri di Viareggio e le arance di Ivrea, ma non sappiamo più perché esiste una festa che si chiama Carnevale. Abbiamo perso perché se domani, che è il primo venerdì di quaresima, nelle mense scolastiche serviranno prosciutto e bistecca nessuno avrà nulla da dire. E magari sono gli stessi che giustamente si scandalizzano se, per errore, sul tavolo di un musulmano finisce un tocco di maiale…
Ci tornano in mente le parole della Fallaci perché abbiamo paura. E abbiamo paura perché non sappiamo più chi siamo, mentre gli islamici lo sanno benissimo e sono così orgogliosi della loro fede e del loro passato da difenderlo anche in terra straniera. Noi, la nostra fede e il nostro passato, non sappiamo più raccontarlo nemmeno negli oratori, dove si celebra solennemente il multiculturalismo, ma ci si dimentica di spiegare il significato delle Ceneri. Se ieri fossimo andati in giro per le città a chiedere: «Che giorno è oggi?», avremmo avuto molte risposte: «Il giorno dopo la festa della donna», «il giorno dopo il martedì grasso», «il 9 marzo», «il giorno in cui si ritorna a scuola», «il giorno in cui appassiscono le mimose», «il giorno della Champions League». Tutto vero, tutto esatto. E le Ceneri? Chi lo sa. Ormai persino la giornata internazionale della lentezza, la giornata mondiale senza tabacco e la giornata internazionale sulla protezione della fascia di ozono stratosferico hanno più visibilità dell’inizio della Quaresima.
Sarà forse una giustificazione il fatto che buona parte delle grandi aziende editoriali hanno sede a Milano? Per la grande stampa e per le Tv il tempo della penitenza potrebbe cominciare domenica, secondo il rito ambrosiano? Macché: domenica ci saranno gli ultimi riti della settimana bianca, cominceranno le cerimonie laiche della primavera, il Fai che apre i giardini e le ville e altre interessanti attività. La Quaresima no, quella l’abbiamo cacciata via. Non se ne parla, è tabù, forse perché la riteniamo troppo triste da inserire nella nostra vita, un’overdose di sacrifici che non ci vuole in mezzo a giorni che sembrano ormai quasi tutti quaresimali. Ed invece sbagliamo. Sbagliamo perché, come ha scritto l’Avvenire ieri, la Quaresima è sempre meno il rito della malinconia, e sempre più è il rito dell’ironia, che «sorride in faccia ai gufi della storia». Lo si voglia o no: «Non è più una tesi filosofica, ce lo si legge proprio addosso». Basta guardarsi intorno.

Proprio perché i tempi sono già così cupi, proprio perché siamo di fronte a un mondo che crolla, proprio perché la vita già ci sembra una serie di infinite quaresime, non c’è altra strada che sperare nella Quaresima. Quella vera. Che, se non altro, a differenza delle tante quaresime quotidiane, dà un senso ai sacrifici, portando con sé la speranza della Pasqua.

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