Cronaca locale

Il check-up alle acque del Ticino? «Non male»

Stefania Malacrida

Come sta il Ticino? Non c’è male. Ma potrebbe andare meglio, specie per un fiume da trent’anni in perenne, lentissima convalescenza. Si deve ancora riprendere dai tempi bui di sfrenata industrializzazione, quando veniva considerato il «pozzo di scarico» del miracolo economico.
Ecco perché le associazioni ambientaliste propongono un nuovo progetto: un tavolo permanente che coinvolga tutti i territori toccati dal corso d’acqua. Piemonte, Svizzera e Lombardia. Riuniti per dare un impulso vitale a quella linea di sviluppo ecologico appena inclinata all’insù, ma sempre minacciata da nuovi tracolli.
L’idea è stata lanciata ieri nel convegno organizzato da Fai (Fondo per l’ambiente italiano), Wwf e Italianostra. Ottima occasione per fare un check up completo sullo stato di salute del fiume. Gli esperti dell’Arpa, ente regionale per la protezione ambientale, snocciolano numeri e grafici. Si apprende che dei cinque indici di purezza delle acque da «scarso» a «buono», il Ticino si aggiudica un incoraggiante «più che suff.». Non sarà un voto eccelso, ma c’è chi sta peggio. Come il Po ad esempio, per il quale fiocca una bella «insufficienza». La differenza si vede sul maxischermo, che mostra la congiunzione dei due corsi, nel Pavese. Qui le onde più pulite del Ticino fanno fatica ad amalgamarsi con quelle dense del Po. Un bivio d’acqua, quasi simbolico di altri dilemmi. Da una parte l’ecosistema del Ticino con le sue 200 specie di volatili. Dall’altra lo sviluppo infrastrutturale. I nuovi nemici degli ambientalisti oggi si chiamano Alta Velocità e Malpensa, l’hub varesino collocato proprio nel cuore della valle ticinese. La terza pista aeroportuale di cui tanto si parla, sarebbe «un disastro ecologico» dice Maurizio Rivolta, consigliere Wwf. Ed ecco la terza via degli ambientalisti: micro-economia dei parchi e distribuzione dei passeggeri sugli aeroporti già esistenti. Addio dunque a Malpensa, scalo del Sud Europa? «Parliamone» è la risposta.
Mettere sedie a un tavolo è l’abc di ogni obbiettivo, e ancor prima, di ogni proposta sugli obiettivi. Ma anche questo è un traguardo, perché al convegno di ieri non c’erano tutti. Presente il Piemonte, con l’assessore all’Ambiente; presente la Svizzera con il responsabile del Territorio del Canton Ticino; presente la Coldiretti; presenti parchi e consorzi.
E quelle sedie vuote? Erano destinate alla Regione Lombardia, ma né il governatore Roberto Formigoni, né l’assessore all’Ambiente Domenico Zambetti si sono fatti vivi. Meritano la stoccata della presidente del Fai, Giulia Maria Mozzoni Crespi: «Sono delusa» sentenzia lapidaria l’illustre testimonial di tante battaglie all’insegna della natura. E un’ultima battuta la riserva alla Lega: «Vanno alle foci del Po, e poi non si occupano del Ticino...

».

Commenti