La cosa più orribile detta su Berlusconi lha pronunciata un politico. Lorrore è aggravato dal fatto che ha perso il padre assassinato dalla mafia. Per cui egli sa molto bene che cosa vuol dire assimilare una persona al cuore stesso della mafia, lì dove sorge il linguaggio che non mente mai. Una specie di prova del nove di colpevolezza, perché verrebbe addirittura dallinconscio, dalle viscere mafiose e incontrollabili. Questo pretende di sapere e giudicare Claudio Fava. Il quale sostiene su Repubblica: «Ormai (Berlusconi) parla come un mafioso... Strozzare. È il linguaggio che usa Giovanni Brusca quando spiega come va finito il figlio di un pentito: strozzarlo, prima di scioglierlo nellacido».
Fava fa Berlusconi complice del delitto più infame mai perpetrato da Cosa Nostra. Il rapimento e lassassinio a sangue freddo di un ragazzino di neanche tredici anni, Giuseppe Di Matteo, nel gennaio del 1996 a San Giuseppe Jato. Ma per addebitarlo a Berlusconi usa una suggestione. Giovanni Brusca avrebbe usato proprio questo verbo - strozzare - per ordinare lesecuzione del piccolino. Uguali sono Brusca e Berlusca, accorciamo il nome per rendere più facile la rima, unaltra bella suggestione, unaltra chiara prova di mafiosità, non è vero, cari scienziati dellantiberlusconismo come scopo della vita? È così. Fava si costruisce una scienza a uso del suo odio, che lo porta ad afferrare qualsiasi arnese veda nei pressi per piazzarlo come un punteruolo nel petto dellavversario.
Prendiamo però sul serio Fava come scienziato e linguista. In effetti Berlusconi ha detto a proposito degli autori di «La Piovra»: «Li strozzerei». Un gergo mafioso? L'espressione «ti strozzerei» è in realtà un puro lombardismo, «mì te strozzaria» si dice a Milano, e Manzoni lo usa nelle sue prose e nei suoi versi. «Strozza», per dire gola, da cui «strozzare», è una delle circa 280 parole passate dal longobardo prima alla koinè lombarda e poi allitaliano.
Quanto al riferimento storico a Brusca e all'omicidio di Giuseppino Di Matteo. Quali furono le parole precise? Giuseppe Monticciolo, luomo che ricevette lordine di assassinare quel bambino ridotto a un fagotto di 30 chili, dai capelli lunghissimi, ma pieno di dignità, dice nel libro scritto con Vincenzo Vasile su Giuseppino («Era il figlio di un pentito», Bompiani), che Brusca comandò di «affucarlo» con la corda e poi sciogliere il corpo nellacido. Lo «strozzatelo» non lho proprio trovato.
Nei verbali della confessione Monticciolo riferisce: «Brusca mi disse le seguenti testuali parole: Allibertati du cagnuleddu». Cè bisogno di tradurre? Traduciamo lo stesso: liberati di quel cagnetto. Ma questo linguaggio non è forse lo stesso che usano coloro che vogliono disfarsi di Berlusconi? «Liberiamo la nostra Italia da Berlusconi» è un gruppo molto frequentato su Facebook. E allora? Fava e quelli come lui usano il linguaggio di Brusca e dunque sono mafiosi? Io non ci sto a questo gioco da falsari.
Si ricordino unaltra cosa questi professori di linguistica: gli accusatori di Berlusconi sono precisamente gli assassini a cui loro adesso affidano le loro speranze per veder impacchettare Berlusconi. Proprio Giovanni Brusca. E dopo di lui Spatuzza. Assassini sulle cui spalle salgono senza pudore e senza chiedere non dico prove ma verosimiglianza agli accusatori.
Ci sono poi i vari guru del pensiero unico di sinistra e per ciò stesso accolto come un oracolo, i quali si scandalizzano sul Corriere della Sera e su Repubblica e attaccano il premier, dicendo: «Deprimente, non si scherza sulla mafia». Invece sulle persone il cui onore e la cui reputazione viene stracciata ogni ora da lor scrittori, sì?
È la legge di questi filistei sussiegosi, che si sentono autorizzati, ridendo e scherzando, a impalare il Cavaliere e DellUtri come mandanti di stragi.
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