da Roma
E se la previsione di Moodys non si dovesse avverare? «Ci perderà la faccia». Secondo leuroparlamentare di Forza Italia Renato Brunetta, consigliere economico di palazzo Chigi la società di rating si è esposta a un rischio altissimo prendendo la strada del centrosinistra nellultimo rapporto sullItalia. In realtà le reazioni di tutti i partiti della maggioranza dopo la lettura del rapporto Moodys sono state di grande perplessità. Il segretario dellUdc, Lorenzo Cesa, definisce la relazione «una grande follia». Perché il centrosinistra non ha ancora un programma e perché «nel centrodestra cè una maggiore unità».
La presa di posizione della società è netta, più politica dei recenti rapporti Moodys, che questanno ha mantenuto invariato il rating anche dopo le dimissioni di Antonio Fazio alla Banca dItalia nonostante fosse stato segnalato «un evidente danno di reputazione al sistema finanziario italiano». «Le valutazioni di questo tipo - ha attaccato anche il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno - devono essere riservate al dibattito politico, penso comunque che gli italiani sappiano giudicare».
LItalia viene valutata da Moodys a livello AA2, elevato da AA3 nel maggio del 2002.
Onorevole Brunetta, secondo lei perché questo sbilanciamento di Moodys per una parte politica?
«Lunica notizia è la conferma del rating. Credo che chi faccia rating debba fare rating e chi fa politica debba fare politica. Se si mescolano questi ruoli, se una società di rating fa politica, rischia di agire in maniera confusa. Potrebbe essere un boomerang per la società se la vittoria non dovesse andare al centrosinistra, o se quella coalizione non dovesse comportarsi come indica il rapporto».
Con quale criterio a sui avviso Moodys si fida più del centrosinistra scrivendo che Romano Prodi sarebbe più affidabile nel governo del Paese?
«Il rapporto parla genericamente di osservatori internazionali quasi a voler declinare la responsabilità di Moodys su una dichiarazione del genere. Allora lo dicano chiaramente in prima persona».
Come valuta il mantenimento del rating?
«È questa lunica notizia a mio avviso, anche se le nostre previsioni di deficit non sono al 4%, ma al 3,5%. Credo che la seconda parte della relazione sarebbe dovuta rimanere nella penna e così non è stato. Non so chi ha suggerito questa cosa. Cè un po di delusione per un intervento che è poco pertinente per una società di rating, che dovrebbe svolgere il suo lavoro».
Cosa pensa della prospettiva tracciata che il centrosinistra possa assicurare più riforme con il governo di Prodi?
«Mi sembra difficile parlare di riforme del centrosinistra, dal momento che non hanno ancora un programma perché come coalizione sono disaccordo su molti aspetti».
Cosa risponde all'entusiasmo del centrosinistra?
«Che è fuori luogo come lo è la seconda parte del rapporto di Moodys».
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