Cronache

Da Chiappori a Grillo (Luigi), tutti gli onorevoli liguri che non t’aspetti

E l’Udc perde altri pezzi per protesta contro la candidatura di Monteleone

Da Chiappori a Grillo (Luigi), tutti gli onorevoli liguri che non t’aspetti

(...) Innanzi tutto, ma non solo, nell’Udc, dove ha trovato collocazione in extremis, come capolista ala Camera, Rosario Monteleone, consigliere regionale della Margherita in quota Rinnovamento italiano (diniano, insomma), e soprattutto critico della prima ora dell’operazione Partito democratico. La logica (sempre che ci sia una logica, naturalmente) della candidatura sta nel seguito dell’ex assessore comunale negli ambienti cattolici, in quello dei servizi sociali e del volontariato in cui Monteleone ha sempre militato in posizione di responsabilità. Tutto questo convince poco, però, molti seguaci del partito dello scudo crociato che si presenta anche in Liguria in collegamento con la Rosa bianca di Tabacci e Pezzotta. Tanto che ieri, quando la candidatura di Monteleone è diventata ufficiale, è cominciata la diaspora: «Con rammarico - hanno scritto alcuni autorevoli esponenti savonesi del partito, fra cui Giacomo Piccinini, Lino Surace, Romolo Laureri, Marco Panicia e Maria Luisa Formato - dopo aver cercato di capire quale potesse essere la scelta politica che ha portato alla composizione delle liste a livello regionale, vista la difficoltà di comprendere quali sono gli indirizzi che l’Udc, a livello nazionale, ha voluto dare non candidando il deputato uscente Vittorio Adolfo, /o Sergio Cattozzo, segretario regionale, abbiamo deciso di ritirare le nostre candidature». Gli ormai ex, dunque, nel riservarsi «un momento di riflessione, insieme agli altri dirigenti del partito della provincia di Savona», ribadiscono la censura nei confronti di «questa incomprensibile scelta» e la volontà di «decidere quali linee adottare per poter continuare a portare avanti tutti quei valori cattolici e cristiani che ci hanno sempre contraddistinto».
Ma se l’Udc è in ambascia, non è che a sinistra se la passino meglio. Vedere per credere quello che è successo a Rifondazione comunista, lo sciopero della fame del segretario Giacomo Conti, l’ampia solidarietà nei suoi confronti e le bacchettate del suo segretario nazionale Franco Giordano (dell’esito riferiamo anche qui sotto). Risultato: ha vinto Giordano, ma Conti ha ripreso a mangiare. Punto. Nel frattempo Italia dei valori non ha ancora digerito la designazione a capolista di Giovanni Paladini, eletto in Regione nelle liste dell’Ulivo e da pochi giorni letteralmente «paladino» di Antonio Di Pietro. E dire che la sua candidatura era stata smentita per iscritto dalla collega Carmen Patrizia Muratore... Chi se ne va, invece, è il parlamentare Egidio Pedrini. Sbattendo la porta: «Non ci sto a fare il servo, a schiacciare dei bottoni per approvare leggi senza nemmeno discuterne - dichiara al Giornale -. Ho passato gli ultimi due anni senza riuscire neanche a far mettere in calendario provvedimenti fondamentali per la Liguria e il Paese, mentre mi sono limitato, come gli altri colleghi, a ratificare o respingere i provvedimenti del governo. Meglio star fuori da questo sistema che penalizza le risorse e mette in pericolo la democrazia. Continuerò a lottare - conclude Pedrini - con il movimento che ho fondato, Democrazia e partecipazione». È critica anche Fiamma Nirenstein, Pdl, che si dice incompatibile con la presenza dell’imprenditore romano Ciarrapico nelle liste del partito, ma non rinuncia. Dalle parti di Sinistra critica, spina nel fianco del Pd, si gioisce solo del fatto che la lista è stata presentata per prima nella circoscrizione elettorale della Liguria. Esulta il leader Franco Turigliatto, senatore uscente espulso dal Partito della Rifondazione comunista per non aver votato la mozione sulla politica estera presentata da Massimo D’Alema. Turigliatto sarà capolista al Senato.
Le curiosità. Partendo da quella della serie «A volte ritornano»: Giacomo Chiappori, leghista della primissima ora e già parlamentare e consigliere comunale a Genova, attuale sindaco di Villa Faraldi, torna in campo dopo essersi dedicato all’attività di operatore turistico (con eccellenti risultati di cassa) e corre per il Carroccio nel collegio Lombardia 1 della Camera al sesto posto in lista. Come dire: è già deputato. Il Mil, Movimento indipendentista ligure si schiera per l’astensione e, in subordine, per il rifiuto delle schede nel seggio (da mettere a verbale) o l’annullamento delle stesse schede con frasi fuori ordinanza. A proposito di non voto: spunta un candidato Beppe Grillo in tutta Italia, e quindi anche da queste parti (capolista di No Euro al Senato). Ma si tratta di un omonimo del comico-predicatore che, preso in contropiede, protesta e invita all’astensione. Quasi altrettanto noto, Luigi Grillo Luigi, Pdl, senatore uscente, emigra in Puglia a mietere consensi, pur confermando che non abbandona le battaglie in Liguria. Eraldo Ciangherotti, invece, già vicepresidente di Federvita-Liguria e presidente del Centro Aiuto Vita Ingauno, chiede voti in Liguria, ma anche in Lombardia e Piemonte. Altra curiosità: l’unico fra gli 11 candidati premier nazionali a vantare natali genovesi (anche se tradizioni e residenza savonesi) è Marco Ferrando, leader del Partito comunista dei lavoratori.

Ma non è detto che per questo i nostri lettori debbano votarlo.

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