Oggettivamente un po’ pochino dopo 15 giorni di indagini serrate, un avviso di garanzia che è una macchia d’infamia sul fidanzato della vittima, Alberto, due case (quella della vittima e quella dell’indagato) messe sottosopra dal Ris, un paese setacciato dai carabinieri che ormai hanno interrogato tutti, anche quelli che Chiara la conoscevano solo di vista.
Le indagini ieri hanno anche avuto un momento di grande agitazione quando un contadino ha consegnato ai carabinieri un fagotto trovato in un canale con dentro abiti macchiati (due canottiere, un paio di pantaloni) e un paio di scarpe. Il canale scorre nelle campagne tra Villanova e la frazione Sairano di Zinasco. Il luogo si trova ad una decina di chilometri dalla casa del delitto, ma il corso d’acqua attraversa Garlasco e passa a pochi metri da via Pascoli, la strada in cui si trova l’abitazione dove viveva Chiara Poggi. Il materiale è stato subito girato ai Ris per gli esami: forse non è nulla, forse la tanto attesa svolta nelle indagini.
Ma resta sempre la domanda: chi poteva uccidere una ragazza di 26 anni, che era la normalità fatta persona? Di sicuro qualcuno di cui lei si fidava, entrato nella sua villetta di via Pascoli 8 senza scassinare porte o finestre ma semplicemente suonando e facendosi aprire. Per logica, e solo per quella visto che quasi tutti i suoi pochi amici erano in ferie, il fidanzato, rimasto a Garlasco per finire di scrivere la tesi di laurea. Alberto Stasi, 24 anni: è lui a scoprire il cadavere, a scappare subito senza avvicinarsi, fornendo poi ai carabinieri un racconto con qualche incongruenza. Ma chi non fornirebbe un racconto «incongruente» dopo aver visto la propria ragazza con la testa fracassata in un lago di sangue? Interrogato per quasi 50 ore, ha continuato a professarsi innocente. Tanto che la sua figura va sempre più «sbiadendo» e presto potrebbe uscire dall’inchiesta.
Ieri dunque il Ris ha consegnato il suo primo rapporto agli investigatori, dopo di che Lauro ha incontrato i giornalisti spiegando come la scientifica abbia fornito almeno una «fotografia» del delitto. Dal quale si può desumere che la giovane abbia aperto la porta al suo assassino e sia stata colpita alle spalle. Si sarebbe voltata venendo colpita altre due volte, per poi crollare davanti alle scale della cantina dove l’omicida le avrebbe inferto l’ultimo colpo, per trascinarla infine lungo i gradini.
I Ris invece non hanno ancora fornito la «lettura» di tutto il materiale repertato sul luogo del delitto, sul corpo di Chiara e in casa Stasi, «una mole enorme di tracce». E il possibile movente? Buio.
«Abbiamo rovesciato la vita della ragazza - ripete il procuratore - senza trovare la minima anomalia da cui partire. Era la ragazza più normale del mondo, inserita in un contesto ancora più normale. Quindi non c’è, che so, un amante segreto». A questo punto facile prevedere le prossime mosse degli investigatori: ancora interrogatori e sopralluoghi, in particolare ne è previsto uno con i famigliari di Chiara. Sempre ieri il Ris è tornato nella villetta di via Pascoli per setacciare il giardino. Ci vorrà almeno un altro mese solo per i risultati delle analisi tecniche.