Dalla Chiesa: «Così Penati mette l’opposizione ko»

Il segretario della Margherita: «Cooperazione non significa appiattimento delle posizioni»

Gianandrea Zagato

«Se va avanti così, Filippo Penati, sarà ricordato come colui che volle azzoppare il centrosinistra». Parola di Nando Dalla Chiesa che, secondo il presidente della Provincia, ha impedito all’ex prefetto di conquistare Palazzo Marino. Accusa che Dalla Chiesa respinge: «Come si fa a sostenere che avrei radicalizzato lo scontro? Dov’era, Penati, quando Bruno Ferrante girava tra i mercati a raccattare consensi?».
Già, onorevole, dov’era l’inquilino di Palazzo Isimbardi?
«Dopo la sconfitta delle politiche è sparito. Dopo quel voto c’era un clima di rassegnazione e lui, Penati, non si è più visto al fianco del nostro candidato sindaco. Troppo comodo sostenere adesso che non abbiamo saputo intercettare la voglia di rilancio della città, che avremmo dovuto puntare sull’internazionalizzazione, ricerca e sviluppo del sistema delle eccellenze milanesi. Domandina: ma se aveva queste idee perché non le ha offerte? Perché non ne stava anche lui, come tutti noi, ai gazebo a sostenere Ferrante?».
Si fa la domanda, ci dia la risposta.
«Mi sembra di avvertire dietro la durezza dei rilievi mossi da Penati qualcosa di non detto del tipo “io, Penati, sarei stato meglio di Ferrante che radicalizzava lo scontro”. Clamoroso pensare che un ex prefetto possa essere più radicale di un Ds».
Retroscena fantapolitico: Penati è un Ds che, parole sue, «non ha mai fatto opposizione» e che, quindi, considera «naturale un’impostazione propositiva di governo».
«Anche Peppone in Emilia stava al governo. Ue’, ma chi parla era il sindaco della “rossa” Sesto, la Stalingrado d’Italia. Penati è una persona di rilievo e non è certo uno sprovveduto. Ma ha perso i nervi e non sa più apprezzare un motto di spirito sul clima da baci Perugina. E, attenzione, sta delegittimando l’opposizione di centrosinistra».
Scusi, onorevole Dalla Chiesa, Penati «sta deligittimando l’opposizione di centrosinistra»?
«Sì e non è un’esagerazione. Il presidente della Provincia sta delegittimando chi nell’aula di Palazzo Marino non sta con la maggioranza: giorno dopo giorno indebolisce quel ruolo e lo sa quando vagheggia di un’opposizione paralizzata da posizioni conservative. Sa che bisogna fare i conti rispetto al suo dialogo con il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ma sa pure che non siamo tutti uguali: cooperazione non significa appiattimento. Anche Walter Veltroni dialogava con Francesco Storace ma nel rispetto delle posizioni com’è ovvio».
Ma pure lei, quando si veste da sottosegretario del Governo Prodi, coopera con Palazzo Marino...
«Coopero ma non chiedo ai consiglieri della Margherita di rinunciare al loro ruolo, di venire meno ai loro interventi da opposizione. Esiste una problematicità dei ruoli e non si può ignorarla».
Vuol dire che il problema, in soldoni, si traduce in una mancata presenza dell’opposizione al dibattito alla Festa dell’Unità dove c’erano Penati, il ministro Barbara Pollastrini e il sindaco Moratti?
«È un problema tutto interno ai Ds.

Un conto è assistere al dialogo dei fidanzatini di Peynet e un altro è assistere a un dibattito dove c’è contraddittorio. Tutto questo non può che provocare reazioni di chi, come nel caso del gruppo consiliare Ds, si è sentito e si sente escluso e vittima».

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