Christian, re della melodia. Era il Julio Iglesias italiano

Addio alla voce di "Daniela" e "Cara". La sua storia d'amore con Dora Moroni infiammò il gossip

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Dicevi Christian e si apriva un mondo: quello della canzone melodica italiana, quella senza pretese cantautorali né tantomeno sociali, ma rigorosamente orecchiabile e ben cantata. Ed è per questo che la sua scomparsa, ieri a 82 anni per una emorragia cerebrale al Policlinico di Milano, ha comunque riacceso le luci su di un cantante che ha avuto un bello spazio di notorietà tra la fine degli anni Settanta e l'inizio dei Novanta, lui furiosamente melodico prima dei neomelodici, ancorato nelle canzoni ai buoni sentimenti, ai rimpianti, alle dannazioni d'amore. Non a caso Gaetano Cristiano Vincenzo Rossi detto Christian fu definito il "Julio Iglesias italiano" proprio per il cantato dolce, romantico, a tratti anche stucchevole.

Era melodioso, Christian, nelle parole e nel canto, al punto da diventare un termine di paragone non sempre positivo come quando, durante una puntata di Casa Vianello, Raimondo criticò il testo di una canzone d'amore scritta da Sandra Mondaini dicendo: "Tu hai scritto due rime da quattro soldi che si rifiuterebbe di cantare persino Christian". Era ovviamente un contesto molto ironico ma rende l'idea delle critiche che hanno pedinato questo bel ragazzo nato a Boccadifalco vicino a Palermo in un giorno particolare, l'8 settembre del 1943, e arrivato alla musica dopo essere stato promessa del calcio. Giocava nel Palermo, poi fu ceduto al Mantova ma una aritmia cardiaca lo obbligò a smetterla con il pallone. Però aveva sempre cantato per passione, spesso con la sorella, sia a Palermo che a Milano dove il padre poliziotto fu trasferito. Partecipa e vince un concorso con un brano di Leo Chiosso scritto per Mina, che gli consiglia di usare il solo Christian come nome d'arte. Poco tempo dopo con Firmamento vince la sezione giovani del Festivalbar (si chiamava Serie Verde), partecipa al musical Caino e Abele, diventa protagonista di fotoromanzi che ne esaltano la bellezza patinata. Poi arriva Daniela, la canzone che lo porta in testa alle classifiche non solo italiane ma pure europee e, in minima parte, anche americane.

È l'anno, 1980, in cui fu uno dei primi artisti a esibirsi in Vaticano davanti a Giovanni Paolo II, guadagnandosi la nomea di "cantante del Papa". Sarà per sei volte al Festival di Sanremo e il miglior piazzamento si rivela il terzo posto con Cara nel 1984. Sono anni di grande esposizione. Per lui scrivono pezzi anche Bruno Lauzi, Mogol, Malgioglio, Toto Cutugno, Maurizio Fabrizio, persino Mike Bongiorno. E il matrimonio con Dora Moroni, diventata famosa di fianco a Corrado nella prima Domenica In del 1976, non fa che aumentarne la popolarità.

Poi la carriera frena, alterna alti e bassi prima di arrestarsi comprensibilmente nel 2017 dopo il brano Paradiso e Inferno cantato in coppia con Dora Moroni ormai ex moglie. L'ideale chiusura di un percorso artistico che si è ritagliato un piccolo spazio nel pop italiano più lieve e disimpegnato.

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