Antonio Lodetti
da Londra
È lautore di Johnny B. Goode (quasi 400 versioni ufficiali tra cui quella dei Beatles, di Jimi Hendrix e dei Sex Pistols) Roll Over Beethoven, Sweet Little Sixteen e Maybellene; questultima, registrata esattamente 50 anni fa, il 21 maggio 1955, trasforma un esuberante ragazzino di colore, che lavora in un salone di bellezza, nel papà del rocknroll. Chuck Berry, luomo il cui scatenato stile chitarristico, fatto di assolo squillanti ed epilettici, luomo che fa tracimare la tensione del blues nellenergia del rock, è ancora sulla piazza. Tra pochi mesi compirà ottantanni eppure non smette di girare il mondo sacrificando le sue ultime energie sullaltare della musica del Diavolo. Scontroso, irascibile, tracotante, spocchioso, Berry crede solo in se stesso e nel suo rock; preferisce parlare con le note distorte della sua Gibson ammiccando, provocando e suonare inginocchiato su una gamba sola, con laltra protesa in avanti, attraversando il palco con il suo celebre «passo delloca». Lo farà - età permettendo - anche nel tour italiano, che parte il 6 luglio dal Teatro Smeraldo di Milano approdando il 7 al Sistina di Roma, l8 a Pistoia Blues Festival, il 9 a Trani e il 10 a Fermo.
Cinquantanni di rnr non stancano?
«Io ho scritto e vissuto la storia di questa musica che è la base della cultura moderna. Tutti si ispirano a me, tutti mi citano. Stancarsi del rock sarebbe come stancarsi dellaria che respiro».
Ci sono molte leggende sui suoi esordi, ci racconti la verità.
«Ho preso in mano una chitarra da pochi dollari e ho trasformato i ritmi del blues in qualcosa di più veloce, questo è tutto. Scrissi una canzone dal ritmo country, intitolata Ida Mae, la portai alla Chess Records, accelerammo i ritmi, cambiammo il titolo in Maybellene, il resto è storia».
Lei è stato il primo rocker a scrivere testi e musica.
«La musica nasceva spontanea nel mio cuore, i testi dalle mie esperienze. Ad esempio Roll Over Beethoven la scrissi per ricordare i tempi in cui, da piccolo, ero costretto ad ascoltare le mie sorelle che suonavano il pianoforte classico».
Qualcuno lavrà pure ispirata.
«T. Bone Walker ha inventato tutti gli stili ed i trucchi sulla chitarra. Ho ascoltato molto il blues di Elmore James che ha modernizzato il blues di Robert Johnson, poi Muddy Waters e Howlin Wolf ma il mio chitarrista preferito sono io. Mi sono fatto da solo, non devo ringraziare nessuno».
Lei è un ribelle per antonomasia.
«Mi piace trasgredire ma soprattutto divertirmi e comunicare con la gente. Vivo intensamente, faccio scelte coraggiose che ho pagato a caro prezzo».
Ha nostalgia del passato?
«No, passato e presente non esistono, io sono sempre lo stesso».
A Pistoia ci sarà anche Jerry Lee Lewis: un amico o un rivale?
«Io penso solo a me stesso».
Come vede la scena rock odierna: cè qualcosa che le piace?
«Non penso niente e non ascolto niente. Io vado avanti per la mia strada, non mimporta ciò che fanno gli altri».
Rischia di rimanere fuori dal mondo.
«Gli altri devono dimostrare il loro valore; io lho già fatto e continuo a farlo. Tutti prima o poi suonano Johnny B. Goode o Sweet Little Rock and Roller - da Eric Clapton a Jimi Hendrix - oppure le copiano per costruire altri brani definiti moderni».
In film come Hail Hail Rock and Roll ha suonato con i Rolling Stones e Keith Richards.
«Sì, i Rolling Stones sono una band di rock moderna, io sono un classico».
Lei è molto duro con gli altri.
«Tutto ciò che ho me lo sono guadagnato. Non mi hanno regalato mai niente, anzi, hanno sempre cercato di fregarmi per il colore della mia pelle. Se non fossi stato così sarei stato annientato. Ora tutti sanno che Chuck Berry non suona nemmeno un accordo se prima non è stato pagato fino allultimo dollaro. Questo non è cinismo, è autodifesa».
Cosa vuol dire il rnr per lei?
«Rnr è solo una parola, siamo in pochi a saperlo trasformare in musica, in vibrazioni, in vita».
Gli ultimi suoi concerti italiani, parecchi anni fa, sono stati allinsegna dellimprovvisazione, stavolta cosa farà?
«Tutti i classici che i fan saspettano con una grande band americana. Devo tenere alta la bandiera del rock».
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