«Ci copiano», no alla visita dei cinesi in azienda

Protagonisti alcuni imprenditori meccano-tessili di Varese Imbarazzo tra le autorità. La delegazione è subito ripartita

da Varese

Le aziende varesine non aprono le porte e i buyer (acquirenti) cinesi ripartono per la Spagna. Si è conclusa così, l’altro giorno, la visita nel Varesotto dei rappresentanti di undici aziende cinesi del settore meccano-tessile, promossa dalla Camera di Commercio e dal Centro tessile cotoniero e abbigliamento spa: i cinesi, «a caccia» di prodotti del tessile varesino, hanno terminato la loro trasferta con qualche ora d’anticipo. Dopo alcuni incontri individuali tra imprenditori, infatti, si sarebbero dovute svolgere visite in imprese selezionate (i cinesi ne avevano individuate tre di loro interesse), ma gli imprenditori varesini hanno preferito respingere la richiesta: «Abbiamo paura che ci copino», avrebbero detto. E nella culla della Lega Nord - che ha fatto della battaglia contro la concorrenza sleale cinese una propria bandiera - si apre un piccolo caso diplomatico.
«I cinesi non erano interessati alla normale catena di produzione - precisa Grazia Cerini, direttore generale del CentroCot, di Busto Arsizio - ma volevano dare un occhio soprattutto alle ultime innovazioni tecnologiche che verranno presentate all’Itma, l’esposizione internazionale del macchinario tessile in programma a Monaco a settembre, la fiera più importante del settore. E i nostri imprenditori, trovandosi tra l’altro di fronte a tecnici - che non possono concludere accordi commerciali - e non invece ai presidenti delle aziende del colosso orientale, hanno preferito conservare il segreto». Le innovazioni rimangono top secret: «Sono qui per fare spionaggio industriale», avrebbe ironizzato qualcuno. «Nulla però è perduto - continua la Cerini -: tutto rientra nella logica del business e la possibilità di fare affari con le aziende cinesi c’è ancora. La posizione degli imprenditori è comprensibile e la revoca delle visite non pregiudica nulla». Le aziende precisano che il loro comportamento sarebbe stato lo stesso anche se gli acquirenti non fossero stati cinesi, ma a Varese una missione tecnica è diventata un piccolo caso diplomatico. Tanto che ieri, in serata, il capo della delegazione cinese Shi Yeping ha scritto alla Camera di commercio e al centro tessile cotoniero dichiarandosi comunque soddisfatto degli incontri personali con gli imprenditori: «Siamo stati colpiti dall’alta tecnologia e dalla qualità dei prodotti delle aziende. Ora presenteremo una relazione ai nostri dirigenti con cui fisseremo una seconda visita in Italia». «Quando si parla di Cina certe paura sono anche comprensibili - osserva Mauro Temperelli, segretario generale della Camera di commercio di Varese -. Da parte nostra cerchiamo di fornire supporti migliori agli imprenditori. E lo facciamo coscienti del fatto che se non ci muoviamo i processi di cambiamento ci coinvolgeranno lo stesso. Le paure hanno le loro ragioni, dobbiamo tenerne conto, ma non fermano l’andamento del mercato. Gli imprenditori fanno la loro parte: la nostra è quella di fornire opportunità. La missione di questi giorni va in quella direzione - continua -: si stabiliscono contatti, si permette di conoscere e poi saranno le aziende a sviluppare il resto».
Le aziende che hanno preferito non aprire le porte ai cinesi producono macchine trapuntatrici e di finissaggio, macchine di preparazione di tessuti e macchine da cucire industriali.

La visita dei buyer cinesi, a Varese, è stato uno dei risultati della missione commerciale condotta in luglio nel gigante asiatico dal presidente della Camera di commercio di Varese Angelo Belloli e dal presidente della Provincia, Marco Reguzzoni.

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