Illustrissimo dottor Lussana, gli interventi di Enrico Musso e Michele Scandroglio, nell'ambito del dibattito da Lei stimolato circa «lo stato dell'opposizione» a Genova, danno spunto a una serie di riflessioni che sottoponiamo ai suoi lettori. Ponendoci delle domande a cui tutti insieme dovremmo dare risposte oneste e adeguate. In primis, per «fare una opposizione non troppo morbida» (come ha indicato Enrico Musso) occorrono uomini adatti e motivazioni forti. Non tutti gli uomini sono idonei «per tutte le stagioni», il miglior oppositore non è detto che un domani possa automaticamente essere il miglior assessore e viceversa. Il centrodestra negli Enti locali genovesi ha pochi «politici» che sappiano «mordere le caviglie» degli avversari e molti «dormienti» o «aspiranti assessori per grazia ricevuta» (forse per quello leggono solo le rassegne stampa, come Lei ha sottolineato). La capacità di aggregazione elettorale di Berlusconi diventa un handicap se uno pensa che tanto i voti arrivano lo stesso, grazie alle sue «invenzioni» e si determina un clima di «vivere nell'attesa» della caduta di Prodi. Secondo aspetto: il centrodestra a Genova in poco tempo ha con successo individuato e promosso a candidati tre «esterni» (Biasotti, Musso e Renata Oliveri) che hanno portato una percentuale di voti personali ben oltre la somma dei vari partiti che li appoggiavano.
Rappresentano un «valore aggiunto» che non può essere liquidato una volta terminate le elezioni («adesso che siete serviti, grazie e fatevi pure da parte»), ma dovrebbero rappresentare sempre un punto di riferimento, proprio per la loro indipendenza dai partiti i quali dovrebbero semmai fare un passo indietro o rimodulare- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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