Massimiliano Scafi
nostro inviato a Latina
Suona la campana dellultimo giro, tra un anno si vota e i due poli sono già in pista. Ma intanto, mentre il Palazzo litiga e si spacca su questioni che alla gente appaiono distanti e metafisiche come il partito unico e la lista unitaria, la situazione economica, reale e vicina, si sta «deteriorando». Infastidito per landazzo, «preoccupato» per la prospettiva di perdere un anno, Carlo Azeglio Ciampi lancia il suo ennesimo appello: «Occorrono atti concreti per riportare lItalia nella pattuglia davanguardia dello sviluppo in Europa e nel Mondo». E occorrono subito, spiega, perché «i problemi sono di giorno in giorno più seri e noi non possiamo sprecare altri dodici mesi». Serviranno scelte forti, manovre lacrime e sangue, non certo Finanziarie elettoralistiche. Le elezioni, dice il capo dello Stato, «sono importanti», però ancora più importante è «lavvenire del Paese».
Ultimo anno di legislatura. «Ma va affrontato come se fosse il primo», avverte Ciampi in visita a Latina. «Io stesso faccio così. In questi giorni mi è stato chiesto più volte come mi sarei comportato nel settimo anno del mio mandato. La risposta è semplice: mi comporto come se fosse il primo, sforzandomi di guardare lontano agli interessi a lungo termine del Paese». Questa la linea, questa la rotta che dovrebbero seguire tutti: «Imparate a lavorare insieme, non mi stanco mai di ripeterlo. Una sana dialettica politica è la linfa della società democratica. Deve però saper esprimere anche la capacità di unire le energie di tutti per realizzare gli obbiettivi che giovano alla cittadinanza». Tenere in ordine i conti pubblici e rilanciare lo sviluppo non è di sinistra né di destra: è interesse generale. «Per fare le cose presto e bene, bisogna coinvolgere tutti i centri istituzionali di governo, indipendentemente dal loro colore politico, tutte le forze private e pubbliche, università, ricerca».
Basta risse. La situazione è seria, maggioranza e opposizione non possono «avere gli occhi puntati soltanto sulle urne». Chi «riesce a diventare simbolo e strumento operativo di iniziative concordate, acquisisce rispetto e stima» e si trasforma in statista. Gli altri no. Certo, ripete Ciampi, le elezioni sono «importatissime» e «non è facile lavorare per il futuro». Però qui cè da salvare lItalia. «Non possiamo lasciar trascorrere dodici mesi senza agire con determinazione, ne deriverebbe un deterioramento delle condizioni presenti che, di giorno in giorno, si rivelano sempre più serie». È lora delle decisioni forti, forse impopolari, se vogliamo riportare il Belpaese nella «pattuglia davaguardia», in serie A: «Sotto il profilo economico avvertiamo tutti la necessità di una ripresa, ma non dobbiamo limitarci a auspicarla. Sta a noi, al nostro agire, generarla. Bisogna subito gettare le basi per una crescita sana e robusta a lungo termine.
«E questo - conclude il presidente - si può e si deve fare. Occorrono atti concreti per ridare e riacquistare la fiducia. E non pochi di questi atti concreti non implicano aggravi dei conti pubblici».
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