Michel Morris Ciavarella resta in carcere. Quasi tre ore di faccia a faccia con il giudice per le indagini preliminari Maria Grazia Domanico, che ne ha convalidato l’arresto,per ricostruire le fase dell’aggressione a Luca Massari, il tassista picchiato selvaggiamente nel quartiere Antonini e che da domenica combatte tra la vita e la morte in una stanza del Fatebenefatelli. Ciavarella, arrestato quattro giorni fa, è accusato di tentato omicidio. Stessa accusa anche per la findazata Stefania Citterio e suo fratello Piero, fermati martedì dagli agenti della Squadra mobile e che saranno sentiti dal gip nei prossimi giorni. Lui, Michel Morris, ha precisato davanti al giudice alcuni dettagli della violenza già raccontata alla polizia subito dopo il fermo. E quello che finora è emerso dall’indagine coordinata dal pubblico ministero Tiziana Siciliano, è che il tassita - sceso dall’auto dopo aver investito il cane di Stefania Citterio, che l’ha aggredito per prima - è stato colpito più volte, al volto e al corpo con una ginocchiata, ed è rimasto in balia della violenza di Ciavarella prima di cadere a terra e sbattere la testa. Di lì in poi, per la vittima, è iniziato il buio del coma farmacologico indotto dai medici per tenere sotto cotrollo l’edema che ne sta schiacciando il cervello. Per Ciavarella, invece, si sono aperte le porte di San Vittore, dove resterà fino a una nuova decisione dei giudici. Secondo il gip Donadeo, infatti, sussistono il rischio di fuga, di reiterazione del reato e dell’inquinamento delle prove. Il 31enne, ieri mattina, ha provato a spiegare che le conseguenze di quello scontro sono andate ben oltre le sue intenzioni. Che ha capito la gravità dell’accaduto. Che, se potesse, tornerebbe indietro. Con i suoi legali, gli avvocati Francesco Lucino e Carlo Maffeis, è andato anche oltre. «Ora vorrei essere io al posto del tassista», ha detto loro. Ma indietro non si torna. E fare cambio non è possibile. Con il gip, invece, non è entrato nel merito delle responsabilità contestate ai due nuovi fermati, i fratelli Citterio, il cui interrogatorio di garanzia è previsto nei prossimi giorni. Ieri, intanto, due donne si sono presentate spontaneamente in questura per testimoniare sull’accaduto, confermando di fatto il quadro accusatorio già emerso: e cioè che Massari ha cercato di difendersi e che a picchiarlo in maniera più selvaggia erano Piero Citterio e Ciavarella,e che con loro c’era anche Stefania Citterio. E mentre in largo Caccia Dominioni si fa la conta delle auto distrutte e dei fotografi picchiati, e arrivano i tassisti per un presidio di solidarietà con la vittima, si muove anche l’Aler. Ieri, infatti, è stato sgomberato l’appartamento al civico 4 di via Luca Ghini, che alcuni mesi fa era stato occupato abusivamente proprio da Stefania Citterio. Si tratta di un quartiere difficile, dove l’omertà, le protezioni del «clan» e le minacce ai possibili testimoni - hanno spiegato gli inquirenti- hanno reso difficili le indagini. «In molti- era stato il quadro tracciato nei giorni scorsi da Alessandro Giuliano, dirigente della Squadra mobile - hanno ritenuto di non collaborare». E le stesse difficoltà, con tutta evidenza, devono averle avute anche i tutor della società che amministra il partimonio immobiliare pubblico. Perché per mesi quell’alloggio è rimasto nella disponibilità di un’irregolare, e solo a causa di una tragedia col conseguente arresto dei responsabili- è stato possibile liberare quell’alloggio.
Aler, adesso, fa sapere di essere intervenuta immediatamente per recuperare l’appartamento, ma l’intervento dei centri sociali e la reazione della ragazza - che avrebbe «accolto» i tutor agitando minacciosa un paio di forbici- avevano fatto slittare lo sgombero. Dopo quell’episodio,erano state avviate tutte le procedure amministrative per liberare l’appartamento. Cosa che è accaduta soltanto ieri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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