Ciclismo assurdo: l'inquisito Valverde uomo da battere nelle classiche

L'11 maggio sarà processato (e quasi sicuramente condannato) in Italia per il doping dell'Operacion Puerto, ma intanto il campione spagnolo prosegue imperterrito la sua carriera nel resto d'Europa. Lo scandaloso atteggiamento degli organizzatori del Tour

Lo spagnolo Alejandro Valverde sta diventando sempre più un caso imbarazzante per il ciclismo mondiale. Come noto, il campione iberico è in attesa di condanna da parte del Coni, che con un'abile indagine lo ha smascherato come frequentatore del dottor Fuentes, il ginecologo dopatore che ha dato vita all'epocale scandalo "Operacion Puerto".
Ebbene: mentre l'italia si appresta a giudicarlo, l'11 maggio, e a infliggergli una squalifica di due anni (le prove sono schiaccianti), il corridore continua tranquillamente a correre (e a vincere) negli altri Paesi europei. Questo assurdo è possibile grazie alla confusa normativa internazionale. La sua federazione d'origine, spagnola, lo difende dicendo che non tocca agli italiani giudicarlo (gli spagnoli, intanto, continuano a non muovere dito). Quanto all'Uci, la federazione internazionale, sostiene che per muoversi deve prima acquisire gli atti dalla giustizia italiana. Risultato: Valverde gira alla larga dall'Italia, ma intanto è a piede libero.
L'anomalia - lo scandalo - sta per diventare eclatante nei prossimi giorni: domenica Valverde correrà l'Amstel Gold Race in Olanda, quindi mercoledì sarà probabilmente alla Freccia Vallona, in Belgio, infine cercherà il prestigioso bis nella Liegi-Bastogne-Liegi la domenica successiva, sempre in Belgio. Ovviamente, parte da favorito.
Il vero scandalo sta nell'atteggiamento degli organizzatori delle corse belghe in arrivo, cioè di quell'Aso francese che organizza anche il Tour. Inflessibili e plateali finora con tutti gli altri indiziati, persino con i semplici sospettati, nei confronti di Valverde hanno adottato la tecnica degli struzzi. Non vogliono vedere. Improvviso caso di cecità? Niente di questo genere. Per la cronaca, la squadra di Valverde è la Caisse d'Epargne, una grossa banca francese che è pure sponsor dello stesso Tour. Usare il pugno di ferro, che tanto piace agli integerrimi signori del Tour, questa volta diventa un poco più difficile. C'è il rischio di perdere un grosso sponsor. Meglio ripiegare su una più prudente politica pilatesca. L'operazione trasparenza, per una volta, può attendere.

Ma sarà molto interessante seguire la vicenda nel caso, neanche tanto remoto, che Valverde vada a vincere le grandi classiche. Con quale faccia i signori del Tour lo proporranno come il campione del loro ciclismo pulito?

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