
I punti chiave
La seconda settimana del Giro 2025 si chiude con la crisi che non ti aspetti, quella del favorito d’obbligo per la vittoria finale. Primoz Roglic, non apparso al massimo nelle ultime tappe, rimane sui pedali quando arriva l’attacco di Bernal e Carapaz sulla salita verso il GpM di Dori. Lo sloveno è sul punto di crollare ma riesce a contenere i danni: al traguardo perde circa 90 secondi nei confronti della maglia rosa, scivolando al decimo posto nella classifica generale.
La vittoria di tappa va ad un gregario di lungo corso come Carlos Verona che, dopo il ritiro del suo capitano Giulio Ciccone, entra nella fuga giusta e vince in splendida solitudine la sua prima tappa al Giro d’Italia. Impressionante, però, la condizione della maglia rosa Isaac del Toro, che parte più volte per rintuzzare gli attacchi degli altri uomini classifica. Delusione per gli italiani, che, nonostante fossero coinvolti nella fuga giusta, si sono fatti prendere in contropiede da Verona.
Com’è andata la tappa
La notizia del ritiro di Giulio Ciccone, rimasto ferito dopo la brutta caduta nel circuito finale di Gorizia, conferma le ipotesi peggiori di molto esperti, togliendo alla Lidl-Trek il principale candidato per la classifica generale. La mente di tutti, però, va alle salite di oggi e alla giornata di riposo di lunedì, quantomai necessaria prima di una settimana finale della corsa rosa da prendere davvero con le molle. Nonostante la distanza importante ed i tanti metri di dislivello da affrontare, gli attacchi partono subito dopo la partenza ma il gruppo non ne vuole sapere e rintuzza ogni azione nel giro di pochi chilometri. Situazione stabile anche al primo traguardo volante, che vede Pedersen battere sul filo di lana Plowright ed allungare ulteriormente nella classifica a punti. L’azione giusta sembra arrivare qualche chilometro dopo, quando Bais, Milesi, Konrad e Hepburn se ne vanno ed accumulano una ventina di secondi di vantaggio. Sulla breve ma durissima salita del Muro di Ca’ del Poggio, Cattaneo e Conci si aggregano, con il ciclista trentino che riesce a portarsi a casa i punti per la classifica scalatori. La fuga viene ripresa poco dopo lo scollinamento ma la prima salita ha causato qualche problema di troppo ad Antonio Tiberi, ancora dolorante dopo la caduta di ieri: il suo gruppo perde circa un minuto dal resto del peloton ma, a 150 chilometri dall’arrivo, sono tanti a perdere contatto.

L’azzurro riesce a riportarsi nel gruppo di testa dopo qualche chilometro, approfittando della pausa del gruppo maglia rosa, che permette ad un quintetto di ciclisti di prendere il largo. All’interno c’è l’ottimo Pellizzari ma anche Zanna, Plapp e Gaudu, cosa che consente ai fuggitivi di accumulare quasi tre minuti di vantaggio. A 130 chilometri dall’arrivo la fuga diventa ancora più numerosa, con altri ciclisti che si aggregano prima di affrontare l’ascesa del Monte Grappa. Vacek, De Pretto e Conci allungano sul resto della fuga, con l’azzurro che se ne va da solo quando il gruppetto guidato dalla Movistar si fa sotto ma è ripreso anche lui qualche chilometro dopo. A 10 chilometri dal GpM, la fuga ha 2’45” di vantaggio sul peloton, con Ulissi che collabora coi gregari della Movistar per tenere alto il ritmo. Dopo un gran lavoro della Ineos, l’attacco importante arriva da parte di Egan Bernal, che prova lo strappo secco ma viene immediatamente tamponato dalla maglia rosa e da Carapaz. Nel frattempo Lorenzo Fortunato attacca a poche centinaia di metri dal GpM, riuscendo a portare a casa il bottino pieno sul Monte Grappa ma, a 90 chilometri dall’arrivo, il vantaggio della fuga si è ridotto a poco più di un minuto. Marco Frigo ne ha abbastanza e lancia un attacco solitario, lasciandosi dietro i compagni di fuga: con l’azzurro avanti di 30 secondi, il resto della fuga è quasi ripreso dal gruppo maglia rosa, che ha il peloton alle calcagna. Ai piedi del Monte Grappa, Bilbao guida un gruppetto di ciclisti che riescono a riprendere Frigo, raggiunti pochi chilometri dopo dal generosissimo Bernal. L’inizio della salita verso il GpM di Dori vede la fuga a 3’27” dal gruppo: le possibilità di vittoria di questa durissima tappa sono elevatissime.

Con la Ineos a guidare il gruppo, Garofoli e Verona provano l’azione solitaria sulle prime rampe, con Zana che si lascia all’inseguimento a metà salita. Bernal prova ad attaccare ma viene immediatamente marcato da Isaac del Toro ma non è un’azione decisa come quella del Monte Grappa. A 2,5 chilometri dal GpM, Verona ha 23 secondi di vantaggio su Garofoli e Zana ma i fuochi d’artificio arrivano più indietro, dove Carapaz lancia il suo attacco, trascinandosi dietro Del Toro, Ayuso, un rinato Tiberi e Bernal: assente ingiustificato Primoz Roglic, che appare non al massimo e perde una trentina di secondi. Verona si aggiudica i punti per la classifica scalatori mentre Gee e Tiberi provano a scompaginare le carte nel gruppo maglia rosa: Del Toro, però, ne ha ancora tantissime e tampona l’attacco con facilità irrisoria. Stesso copione quando ci prova Simon Yates ma il gruppo dei favoriti arriva allo scollinamento compatto: Roglic passa con un minuto di ritardo dal gruppo maglia rosa nonostante l’aiuto di Dani Martinez. A 20 chilometri dall’arrivo 27 secondi di vantaggio di Verona, che potrebbe farcela ad arrivare da solo al traguardo. Alle sue spalle, sempre più in crisi Roglic, che sta perdendo circa 90 secondi dalla maglia rosa: finisse così, il campione sloveno scivolerebbe al decimo posto nella classifica generale. Se lo spagnolo della Lidl-Trek ha quasi un minuto sugli inseguitori, tutte le squadre top spingono nel gruppo maglia rosa per aumentare il distacco nei confronti di Roglic. Gli ultimi 5 chilometri sono una passerella per Carlos Verona che, dopo tanti anni da gregario, finalmente può godersi una giornata da protagonista. Emozionatissimo lo spagnolo al traguardo ma l’attenzione di tutti è concentrata sul distacco di Primoz Roglic: lo sloveno non crolla del tutto ma perde comunque un minuto e 30 nei confronti della maglia rosa. Non il modo ideale di chiudere la seconda settimana del Giro.

La prossima tappa
Difficile immaginare un inizio più duro della settimana decisiva per questo Giro d’Italia 2025. Una progressione di cinque GpM che culmineranno nell’ascesa finale del San Valentino, 17 chilometri al 6,5% di pendenza media. I 203 chilometri che porteranno da Piazzola sul Brenta a Brentonico saranno complicatissimi per tutti, anche per gli scalatori più esperti: i rischi per gli uomini di classifica nei 4.700 metri di dislivello saranno tantissimi. Evitare disastri sarà fondamentale.

Il momento critico della gara arriverà negli ultimi 50 chilometri, visto che dalla salita verso Santa Barbara, 12,7 chilometri all’8,7% di pendenza media all’ascesa verso Brentonico non ci sarà nemmeno un metro di pianura.
Per non perdere minuti su minuti bisognerà arrivare al finale con abbastanza benzina nel serbatoio, visto che prima di arrivare sul San Valentino bisognerà superare rampe lunghe ad oltre il 9% di pendenza. Un attacco qui potrebbe causare enormi problemi.
La classifica
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