Da Beetlejuice a Mercoledì: guida ai film di Tim Burton

In attesa di poter vedere Beetlejuice Beetlejuice alla Mostra del Cinema di Venezia, ecco quali sono i film di Tim Burton da vedere almeno una volta nella vita

Da Beetlejuice a Mercoledì: guida ai film di Tim Burton

Il 28 agosto prenderà il via l'ottantunesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, che aprirà i battenti con Beetlejuice Beetlejuice, il nuovo film diretto da Tim Burton che riporta il regista di Burbank alle prese con una delle maschere più famose della sua filmografia, il demone Betelgeuse interpretato da Michael Keaton. Era il 1988 quando al cinema arrivò Beetlejuice - Spiritello Porcello, farsa tra horror e commedia che permetteva a un giovanissimo Burton di cimentarsi con la sua fortunata fabbrica dei mostri, gettando le basi di una poetica che si è sempre incentrata sui diversi, sui mostri, su coloro che abitavano al di fuori degli standard della società.

Nel secondo capitolo scelto come film d'apertura del Festival di Venezia Michael Keaton tornerà a vestire i panni di Betelgeuse, ancora alla ricerca di un modo per tornare nel mondo dei vivi, ossessionando una Lydia diventata ormai adulta (e interpretata sempre da Winona Ryder) e la figlia di lei (Jenna Ortega). In attesa di poter vedere in anteprima mondiale il film che si arricchisce anche della presenza di Monica Bellucci, e in occasione del compleanno di Tim Burton, ecco una piccola guida per scoprire la filmografia e la poetica del regista che ha fatto del proprio stile un aggettivo. Addentriamoci, dunque, nel cinema burtoniano.

I film di Tim Burton da vedere almeno una volta nella vita

Beetlejuice

Iniziamo questo piccolo compendio su Tim Burton dal già citato Beetlejuice. Quando Tim Burton cominciò a produrre e a dirigere questo film era ancora un giovane regista in prova. Aveva già diretto il film Pee Wee's Big Adventure, il lungometraggio dedicato al personaggio televisivo di Pee Wee, interpretato da Paul Reubens. Sebbene la storia avesse già in nuce alcuni elementi tipici del cinema di Tim Burton - un protagonista "strano", l'animazione in stop-motion -, il primo lungometraggio di Tim Burton era comunque un film "su commissione", che non gli lasciava la possibilità di addentrarsi davvero nella propria vena artistica. Cosa che, al contrario, accadde proprio con Beetlejuice. La storia è quella di una famiglia che va ad abitare in quella che è chiaramente una casa infestata. I proprietari, i coniugi Maitland, morti a seguito di un incidente, vogliono cacciare gli umani che si sono avventurati nella loro casa e per farlo chiedono in un primo momento l'aiuto di Betelgeuse (Michael Keaton), un demone crudele in modo quasi infantile, sboccato e inaffidabile. Ma quando lo "spettro" prende di mira la giovane Lydia (Ryder), che vuole difendere i Maitland, i coniugi faranno di tutto per rispedire Betelgeuse nel mondo dell'aldilà. Beetlejuice ha alcuni degli elementi pipù noti del cinema di Tim Burton: la separazione tra diversi e normali, con l'ago della bilancia che tende verso i primi, l'utilizzo di un modellino in scala e persino di alcuni gadget che richiamano lavori futuri, come The Nightmare Before Christmas.

Edward mani di forbice

Comunemente, Edward mani di forbice è considerato il film che ha portato all'interesse del pubblico il "manifesto burtoniano". Uscito al cinema nel 1990, la pellicola ha il merito di mettere insieme i punti fermi della produzione burtoniana: il recupero del cinema horror, con la riscrittura del mito di Frankenstein e la presenza di un icona del cinema horror come Vincent Price. Senza contare che il film rappresenta anche la prima collaborazione tra Tim Burton eJohnny Depp, che negli anni diventerà l'attore feticcio del regista. In una cittadina californiana con case pastello tutte uguali e una quotidianità quasi noiosa, una venditrice di prodotti Avon (Dianne Wiest) si imbatte in una strana creatura che vive nel castello gotico che sovrasta la città. Edward (Depp) è una sorta di androide creato da uno scienziato (Price), morto prima di completare la sua creatura, lasciandola con forbici al posto delle mani. Commossa da questo ragazzo tanto ingenuo e solo, la venditrice decide di portarlo nella propria casa, dove Edward si innamorerà della bella Kim (Winona Ryder), la donna-angelo che gli fa provare ancora di più la sensazione di voler appartenere ai "normali". Utilizzando anche l'archetipo de La bella e la bestia, Tim Burton racconta quello che è un racconto di formazione ma anche una struggente storia d'amore, il ritratto di una creatura stra-ordinaria che si rende conto di non poter vivere in mezzo a coloro che non sono in grado di percepire la sua eccezionalità.

Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street

Facendo un salto in avanti si arriva al 2008, quando Tim Burton porta sul grande schermo Sweeney Todd, il racconto dell'orrore che Stephen Sondheim aveva già trasformato in un famoso musical di Broadway, aggiungendo elementi da Il conte di Montecristo al materiale originale. Tim Burton decide dunque di cimentarsi con il genere musicale e porta sul grande schermo quello che, secondo molti, è il volto oscuro di Edward mani di forbice. Nella lettura di molti critici, infatti, Sweeney Todd è una versione di Edward che si è lasciata corrompere dalla società, che ha lasciato vincere la rabbia e il senso di vendetta. Come Edward, Sweeney Todd (sempre interpretato da Johnny Depp) si esprime artisticamente attraverso delle lame e, come il suo predecessore, si guadagna da vivere tagliando i capelli. Ma Sweeney Todd è una creatura che la vendetta ha divorato e trasformato in un assassino, con la complicità di Miss Lovett (Helena Bonham Carter), che fa dei pasticci di carne con gli uomini che Sweeney uccide in attesa di potersi vendicare del giudice Turpin (Alan Rickman), responsabile di averlo fatto arrestare per poter violentare sua moglie e prendere sua figlia come protegé. Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street è un musical cinematografico dove la recitazione dialogata è ridotta all'osso e tutto si esprime attraverso le canzoni.

Big Fish

Una delle grandi capacità di Tim Burton è sempre stata quella di saper inserire elementi autobiografici all'interno dei suoi racconti. Se con Edward mani di forbice il regista ha voluto offrire una sorta di autoritratto artistico, con Big Fish Burton affronta un tema molto delicato: la perdita del padre e il lutto conseguente. Al centro del racconto c'è infatti un figlio (Billy Crudup) alle prese con la malattia terminale di suo padre Edward (Albert Finney): i due hanno l'occasione di stringere di nuovo i rapporti, chiusi perché il figlio era stanco delle storie incredibili del padre, che secondo lui erano solo bugie. Cosi lo spettatore ha l'occasione di scoprire pian piano le vicende che hanno portato un giovane Edward (Ewan McGregor) ad attraversare foreste incantante, lavorare in un circo con un lupo mannaro e fare di tutto per conquistare la donna di cui si è innamorato con un solo sguardo.

Frankenweenie

Un'altra caratteristica imprescindibile del cinema di Tim Burton è l'animazione a passo uno, meglio conosciuta con il nome di stop motion. Si tratta di una forma di animazione che fa uso di ventiquattro immagini al secondo. Tim Burton l'ha voluta usare per The Nightmare before Christmas (sebbene il film sia stato poi diretto da Henry Selick) e poi per La sposa cadavere. L'ha riutilizzata poi nel 2012 con il film Frankenweenie, storia che recupera di nuovo il mito di Frankenstein di Mary Shelley. Al centro della storia, infatti, c'è un bambino di nome Viktor che perde improvvisamente il suo cane Sparky. Devastato dal lutto ma appassionato di scienza, il ragazzino riesce a riportare in vita il suo migliore amico a quattro zampe. Con una fotografia in bianco e nero, Frankenweenie è la versione animata e a lungometraggio di una storia che Burton aveva già raccontato all'inizio della sua carriera, nel cortometraggio live action omonimo. In effetti Burton non ha mai fatto mistero di voler omaggiare, coi propri film, tutto ciò che lo ha appassionato da ragazzino: dai film di serie b (omaggiati ad esempio nella pellicola Ed Wood), fino al film di James Whale del 1931, Frankenstein, che in Frankenweenie ha moltissimi riferimenti, come nel caso della scena del mulino incendiato, che è una delle scene più famose della settima arte.

Tim Burton e le serie tv: Mercoledì

È indubbio che per la Generazione Z il nome di Tim Burton è legato soprattutto a un fenomeno di culto degli ultimi anni: la serie tv Netflix Mercoledì, interpretata da Jenna Ortega e dedicata al personaggio di Mercoledì Addams. Il successo dello show è stato mondiale: è diventato virale sui social media, ha aperto discussioni sulla sempre accesa diatriba tra cinema e serie tv e ha portato anche alla creazione di un merchandising ad hoc. Nella serie Mercoledì viene mandata a studiare in un collegio dedicato a creature fuori dall'ordinario, una vera e propria "scuola di mostri" se vogliamo. E qui la ragazzina appassionata del macabro si trova a indagare su una serie di crimini mentre affronta anche il terribile periodo dell'adolescenza.

Sebbene rappresenti una versione più edulcorata dei suoi racconti - Netflix, dopotutto, è una piattaforma pensata per essere adatta alla famiglia - Mercoledì ha dato ancora una volta a Tim Burton la possibilità di costruire un racconto costruito sulla distinzione tra "normale" e "diverso", tra "esclusi" e cittadini inseriti nello status quo.

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