Cinema

Ghostbusters – Minaccia glaciale”: quel che resta di un mito

Più personaggi, più sfumature horror, più siparietti, più sottotrame. L'"all you can see" di un brand, senza traccia della magia delle origini, ma che intratterrà tiepidamente fan vecchi e nuovi

“Ghostbusters – Minaccia glaciale”: quel che resta di un mito

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“Ghostbusters – Minaccia glaciale”: quel che resta di un mito

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Ghostbusters: Minaccia Glaciale in America ha debuttato con un incasso, nel primo weekend, della bellezza di 45 milioni di dollari. La grossa cifra in realtà era nei piani e nelle previsioni di chi ha prodotto un film da 100 milioni di dollari di budget e osservato come sono andati gli incassi del capitolo precedente, Ghostbusters -Legacy, riavvio di una saga che in passato ha conosciuto flop e passi falsi. Nel 2021 quel titolo aveva sancito un'ideale continuità tra passato e presente, introducendo, attraverso un dramma familiare articolato, una nuova generazione di acchiappafantasmi, la famiglia Spenger. Ritroviamo i suoi membri nell’incipit del nuovo film, subito dopo un inquietante prologo ambientato nel 1904. A Callie (Carrie Coon) e figli, Phoebe (Mckenna Grace) e Trevor (Finn Wolfhard), si è unito, come fidanzato di lei e patrigno dei due, l’ex insegnante di scienze Gary Grooberson (Paul Rudd).

Abbandonati i campi di grano e le montagne dell'Oklahoma, sono ora acchiappafantasmi a tutti gli effetti e sfrecciano per Manhattan a bordo della vecchia Ecto-1 dotata ora di un equipaggiamento high-tech realizzato da Phoebe. Hanno la base proprio nell’iconica vecchia caserma dei pompieri di Tribeca, quella del cult del 1984.

La ritrovata ambientazione newyorkese giova all’intrattenimento e colpisce al cuore i nostalgici del primo film, che qui tra l’altro ritroveranno un ulteriore personaggio proveniente da quello.

A questo giro si scatena una minaccia, liberata da un antico manufatto ereditato da un tipo eccentrico, Nadeem (Kumail Nanjiani), che prospetta circostanze apocalittiche e che richiede l’alleanza di forze tra nuova e vecchia generazione di Ghostbusters (Bill Murray, Dan Aykroyd, e Ernie Hudson). Tutti insieme tenteranno di salvare il mondo da una seconda era glaciale.

Alla regia non c’è più Jason Reitman, figlio del defunto e leggendario regista dell'originale “Ghostbusters” del 1984. Reitman resta come co-sceneggiatore assieme a Gil Kenan, che però passa stavolta anche dietro la macchina da presa.

A spiccare tra tutti i personaggi, come nel capitolo precedente, è la quindicenne Phoebe, cui è proibito catturare i fantasmi per la giovane età ma che stringerà un’amicizia con lo spirito di una adolescente vissuta cento anni prima, Melody (Emily Alyn Lind). Tra le due viene mostrato un romanticismo che non ha il coraggio di essere tale fino in fondo.

Nell’immenso calderone di piccole novità, la presenza di un laboratorio in cui si fa ricerca su una moltitudine di fantasmi perfettamente archiviati. Tra i ritorni fan-service anche quello di vecchie conoscenze che ora somigliano ai Minions e che avranno una scena post-credit dedicata.

Il film, forse il più vicino all’originale nella storia e nel tono, ce la mette tutta per mantenere una leggerezza di fondo, ma siamo lontani dal tipo di comicità irriverente e anarchica dei Ghostbusters Anni ‘80, replicata solo occasionalmente grazie a qualche stravagante buffoneria. Quanto alle scene d’azione, la più gradevole resta quella dell’incipit con il divertente inseguimento di fantasmi per le strade della Grande Mela.

Il premio “miglior ectoplasma”, detto provocatoriamente, va a Bill Murray: l’attore è presente controvoglia e infatti fa male vedere il suo personaggio ridotto allo spettro di quello che fu.

L’ennesima resurrezione forzata del brand Ghostbusters riuscirà ad accontentare lo spettatore che ha basse aspettative e che aspira solo a lasciarsi trasportare altrove per un paio d’ore.

Dall'11 Aprile al cinema.

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