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Io sono leggenda, così è stata bloccata New York per le riprese del film

Io sono leggenda è un film distopico che riflette sulle conseguenze di una pandemia apocalittica: per girarlo è stata chiusa una delle metropoli più grandi al mondo

Io sono leggenda, così è stata bloccata New York per le riprese del film

Io sono leggenda è il film diretto da Francis Lawrence che va in onda questa sera alle 21.20 su Italia 1. Tratto dall'omonimo romanzo di Richard Matheson, da cui era stato tratto anche 1975: occhi bianchi sul pianeta Terra, Io sono leggenda era tornato alla ribalta nel 2020, quando l'esplosione della pandemia da Covid-19 aveva portato gli spettatori ad interessarsi alle pellicole che, in passato, avevano trattato il tema di virus e pandemie.

Io sono leggenda, la trama

New York non esiste più. I grattacieli sono ancora al loro posto, ma le strade sono state annientate dalla natura che ha spezzato il cemento, riappropriandosi di spazi che l'uomo aveva distrutto. Non c'è più traffico per le grandi vie di transito, ma solo macchine abbandonate, accanto alle quali si muovono cervi e altri animali selvaggi. Soprattutto, a New York non ci sono più voci, né rumori. Non ci sono più esseri umani. Non c'è nessuno, a parte Robert Neville (Will Smith), che pare essere l'ultimo sopravvissuto di una terribile pandemia che ha spazzato via l'umanità. Costretto ad una routine che lo aiuta a non impazzire, impelagato com'è nella sua solitudine, Robert ha come unica compagna Sam, un pastore tedesco che lo segue passo passo e che è l'unico contatto con un essere non inanimato. Ma la verità è che Robert non è l'unico abitante di New York: quando calano le tenebre, infatti, dallo stomaco della Grande Mela emergono creature simili a vampiri, creature che il virus ha tramutato in veri e propri succhiasangue.

La chiusura di New York

Io sono leggenda è uno dei tanti titoli attraverso cui la settima arte si è cimentata non solo con il genere horror e distopico, ma anche con il sottogenere vampirico. Dimenticate le creature della notte che fanno capo a Polidori e Bram Stoker, e superati i vampiri combattenti di film comeBlade, Io sono leggenda si sofferma più sul lato scientifico dei Non Morti, trasformandoli in vere e proprie mutazioni genetiche legate alla proliferazione di un virus che non lascia via di scampo. Soprattutto, però, la grandezza di Io sono leggenda si deve a come la macchina da presa insista su un protagonista abbandonato a se stesso, disperso in un mondo in cui non ha più alcun contatto e alcun punto di riferimento, costretto com'è a inventarsi amici di plastica per fingere il perseverare di vecchie regole sociali. Il vero cuore del film, dunque, è da ricercarsi in Robert e nell'ottima interpretazione di Will Smith, che riesce a riempire lo schermo, pur rimanendo per molto tempo l'unico vero volto che viene inquadrato.

In realtà, poi, l'altra protagonista del film è senza dubbio la città di New York. La città statunitense, che nell'immaginario collettivo "non dorme mai" ed è sempre piena di luce, in Io sono leggenda appare invece come una creatura inquietante, un gigante dormiente che sembra attendere silenzioso solo nella speranza di poter divorare l'ultimo e unico essere umano che è sopravvissuto alla fine. Grazie anche a una fotografia che predilige i toni del grigio e dell'ocra, New York appare davvero come un'entità distrutta che, grazie alla sua innata riconoscibilità, rimanda allo spettatore un senso di perdita e insieme di minaccia, di malinconia per ciò che è stato e di paura per quel che potrebbe essere: una riflessione che appare ancora molto attuale, visto il periodo storico che l'umanità sta attraversando. Proprio per sottolineare l'importanza della location, il regista Francis Lawrence sapeva di doversi concentrare proprio nelle riprese che includono la città.

Secondo quanto ricostruito dal sito dell'Internet Movie Data Base, la produzione del film - e in particolar modo i rappresentati della Warner Bros. - si opposero all'idea di girare effettivamente a New York, soprattutto per mere questione logistiche ed economiche. Girare a New York avrebbe significato far lievitare i costi di produzione e sarebbe stata una sfida davvero difficile, proprio perché la metropoli è una di quelle che non si ferma mai.

Nonostante questo, comunque, il manager della produzione, Michael Tadross, con un'esperienza pluriennale sul campo e, nello specifico, a New York, riuscì a stringere un buon accordo. L'uomo ottenne la chiusura del viadotto Grand Central e di numerosi quartieri nella zona tra la Fifth Avenue e Washington Square Park per le notti e i weekend compresi tra settembre 2006 e aprile 2007.

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