Saltburn è un film sull’amore giovanile ma senza lieto fine: la recensione

Colpisce e stupisce il film "Saltburn" che debutta in Italia su Prime Video. Amori giovanili, sogni di rivlasa e perversioni sono il perno di un racconto che sfugge dalle attuali logiche de mercato

Saltburn è un film sull’amore giovanile ma senza lieto fine: la recensione
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Il nuovo film di Emerald Fennell arriva in Italia direttamente in streaming, dal 22 dicembre, su Amazon Prime Video. Dopo il grande successo ottenuto da Una donna promettente e dopo aver lavorato sia come attrice nella serie di The Crown nella terza e quarta stagione – è stata una convincente Camilla Parker-Bowles – e aver lavorato come sceneggiatrice in Killing Eve, torna al cinema e al suo primo amore con un film di rara bellezza e profondità - pur imperfetto in alcuni punti - con Saltburn. Racconta la storia di un giovane che vuole trovare il suo posto nel mondo a tutti costi, arrivando persino a ingannare e a uccidere pur di raggiungere il suo scopo. Un film dolce e amaro che sfugge un po' dalle attuali logiche di mercato, dato che risulta difficile trovare una categoria di appartenenza, ma è funzionale nella sua release finale tanto da regalare uno sguardo disamorato e critico sui giovani di oggi e sul mondo dei ricchi.

Di cosa parla il film?

Ci troviamo a Oxford nel 2006. Il giovane Oliver Quick (Barry Koeghan) viene ammesso alla prestigiosa università con una borsa di studio. Messo in disparte a causa delle sue umili origini, il ragazzo non riesce a integrarsi in nessun modo nel nuovo ambiente. Fino a quanto non entra nelle grazie di Felix (Jacob Elordi, star di Euphoria e di Priscilla). Lui è il rampollo di una ricca famiglia inglese ed è ben voluto da tutti, guardato come un dio greco dai ragazzi e desiderato dalle donne come un vero e proprio oggetto sessuale. Felix trova in Oliver un amico sincero, tanto da spingere il ragazzo nel suo mondo fatto di feste alcoliche e party sfrenati. Ma è durante l’estate che si consuma la tragedia. Oliver viene inviato a Saltburn, tenuta della famiglia immersa nelle campagne inglese. Qui il giovane assapora il potere del denaro, della seduzione e dei tormenti giovanili, arrivando a desiderare Felix non solo come amico ma come qualcosa di più. Questo atteggiamento rompe qualcosa tra i due. Felix vorrebbe prendere le distanze, ma Oliver non molla la presa. Fino a quando, durante una festa a Saltburn, la furia cieca di Oliver esplode con veemenza.

Critica pungente sui sogni dei giovani d'oggi

Una storia sul privilegio, di ossessione, di perversione e di truce malvagità. Così potrebbe essere descritto il film di Emerald Fennel. Nel suo secondo lavoro da regista concepisce una pellicola forte nei contenuti ma che affronta con arguzia tutti i problemi legati al modo dei giovani, giocando molto bene sui loro sogni e desideri. Allo stesso tempo, si lancia in una critica sagace e pungente sull’opulenza della nuova “borghesia” inglese, descritta senza fronzoli grazie al personaggio di Elsbeth (interpretata da una raggiunge Rosamund Pike), donne affabile, dai gusti raffinati, eclettica che si ostina a mettere in mostra la sua femminilità e la sua intelligenza. Ma è quando la narrazione si sposta nel cuore di Saltbun, dimora dal grande fascino, che si consuma tutta la drammaticità della storia.

È qui che il personaggio di Oliver prende forma. Da nerd e emarginato, comincia sviluppare un senso di appartenenza a quel luogo così magico, e mentendo su se stesso e il suo passato cerca di entrare tra le braccia di Felix e della sorella per guadagnarsi un posto tra i migliori. Raggiungere il successo e la notorietà ha un costo ma a Oliver tutto questo non importa. Compie così tante nefandezze che, quasi, non si rende conto che il nemico da combattere non è quell’aristocrazia così moderna e dissipata ma il mostro si annoda proprio dentro di lui. Barry Koeghan è raggiunge nel ruolo di Oliver. È ambivalente, meschino, torbido. Anche Jacob Elordi rende giustizia al suo personaggio.

Bello come uno di quei twink da rivista di moda, rappresenta a pieno titolo il bello e dannato della storia che, purtroppo, resta vittima della sua stessa supponenza. Un film da vedere e rivedere che vale anche solo per la scena finale, che si conclude sulle note di “Murder on a dancefloor”.

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