In quasi 5mila (4.378 su 17mila tessere) sono arrivati ieri a Pero per votare il nuovo coordinatore provinciale. E togliere definitivamente al Pdl la scomoda e anche ingiusta definizione di partito di plastica. Perché quello celebrato sotto la presidenza di garanzia del coordinatore nazionale Denis Verdini è stato un congresso vero. Dove per la prima volta il precetto del segretario Angelino Alfano «una testa un voto» è stato applicato anche allelezione dei vertici. E il dibattito dal palco è stato acceso. Non tanto nelle quattro mozioni dei candidati (Guido Podestà, Sandro Sisler, Marco Flavio Cirillo e Alberto Villa), ma negli interventi dei maggiorenti del Pdl, rigenerati dalla possibilità di parlare finalmente di fronte a una platea di militanti-votanti. Infuocato il duello con Mario Mantovani, a cui Podestà rimprovera la gestione di «un partito che in otto mesi non ha trovato il tempo di fare unanalisi della sconfitta di Milano». Durissima la replica. «Al Pdl - contrattacca Mantovani - non servono le sommatorie di incarichi. Per tornare a vincere cè bisogno di più contatto con i sindaci e i cittadini».
Critiche di Podestà perché «tanta gente non ha ricevuto la lettera o lsms: il partito non può pensare di organizzare un congresso con tante defaillances». Già nei panni del coordinatore, invece, un più ecumenico Sisler. Difeso da Ignazio La Russa: «È indispensabile aggiungere alla classe dirigente nuova linfa».In cinquemila alle urne Il duello Podestà-Sisler cambia il volto del Pdl
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