Roma - La festa per il contratto degli statali è già finita. E dopo avere incassato l’aumento, i sindacati cominciano a temere per le sorti della concertazione, in particolare per il tavolo sulle pensioni. A preoccupare è il sempre più probabile rinvio delle scelte che - sostiene il segretario generale aggiunto della Cisl Pier Paolo Baretta - non può che essere spiegato alla luce della prossima scadenza elettorale.
Non è presto per preoccuparsi?
«Io vedo due problemi. Innanzitutto la discussione è stata avviata senza le risorse. E continuiamo a discutere senza avere chiaro questo aspetto, come è già successo al tavolo per gli ammortizzatori e a quello per il Sud. E la situazione sta diventando sempre più pesante. Perché la discussione, a queste condizioni, rischia di essere truccata».
Il governo è orientato a rinviare il confronto sulle pensioni. E a fare concessioni su altri capitoli, come quello degli ammortizzatori sociali. Non c’è il vostro consenso?
«Nessun problema se si parte dagli ammortizzatori. Però il governo continua a non rendere esplicita la propria opinione sui temi più delicati della previdenza, cioè lo scalone e i coefficienti, sui quali la nostra posizione è chiara».
E se Prodi stesse aspettando il Dpef e la finanziaria per scoprire le carte?
«Deve essere chiaro che sulle pensioni non si deve fare cassa. E su questo abbiamo registrato le rassicurazioni del premier e del ministro del Lavoro Damiano. Ma se continuano questi ritardi arriveremo a ridosso della manovra. Perché ora ci sono le elezioni amministrative e tutto fa pensare che il governo non voglia affrontare il tema delle pensioni prima del voto».
Temete una nuova offensiva dei «rigoristi», in particolare del ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa?
«Più che temere vedo e constato. Ad esempio osservo la fatica fatta per arrivare ad una positiva conclusione del contratto del pubblico impiego. Fino a poco prima non c’era disponibilità di risorse e poi il ministro dell’Economia ha assicurato che non ci saranno ricadute sul bilancio pubblico. Capiremo in futuro come. Per noi resta inaccettabile non rendere disponibili delle risorse che sono state accumulate».
Intende dire altre risorse oltre ai circa 2,5 miliardi del «tesoretto»?
«Le risorse non sono poche. Il tesoretto si aggira sui 10 miliardi, 2-3 per il sociale. Ma vorrei ricordare che con l’aumento dei contributi contenuto nella finanziaria abbiamo assicurato entrate strutturali per 4 miliardi di euro circa. In più il governo aveva calcolato sei miliardi dal Tfr da destinare alle infrastrutture».
Tornando alle pensioni, la Cisl rimane disponibile a sostituire lo «scalone» con un aumento graduale dell’età pensionabile?
«In generale l’aumento dell’età non è un tabù, ma ritoccare i coefficienti per noi rimane un errore perché significherebbe scaricare sulle giovani generazioni i limiti delle riforme attuali. Inoltre i coefficienti producono qualche effetto dal 2015-2020 in avanti. Quindi abbiamo tutto il tempo per una discussione seria».
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