Roma come simbolo, come materialissima chimera che ha dato un senso geografico preciso alla spiritualità cristiana, prima, e agli spiriti del Risorgimento, poi. Così lUrbe viene raccontata nel «Manifesto per i centoquarantanni di Roma capitale» presentato ieri in Campidoglio. Un manifesto «di memoria e prospettiva» fortemente voluto dal sindaco Alemanno e pensato dal Comitato dindirizzo che ha curato il convegno sullanniversario e le iniziative per i festeggiamenti.
Nei tre punti focalizzati dagli intellettuali presieduti da Marcello Veneziani (Paolo Alvazzi Del Frate, Umberto Broccoli, Umberto Croppi, Louis Godart, Gianni Letta, Francesco Margiotta Broglio, Piero Melograni, Paolo Peluffo, Francesco Perfetti, Gianfranco Ravasi, Domenico Rossi, Romano Ugolini, Bruno Vespa e Lucio Villari)vengono, infatti, evidenziate tutte le complesse radici che fanno della città un luogo irripetibile e una fucina imprescindibile dellitalianità.
In primo luogo a partire dal XX settembre 1870 furono ricongiunti il Nord e il Sud del Paese e quella che era apparsa una conquista piemontese della penisola diventò un compiuto processo di integrazione nazionale. Per usare le parole del Comitato: «Approdando a Roma, il Risorgimento si annodò alla storia e alle radici romane, medievali e rinascimentali».
Ma il ruolo fondamentale della città non è dato soltanto dalla sua forza unificante. Anche le molteplici «controversie romane» hanno contribuito a far crescere la coscienza civile e la coscienza religiosa di una nazione nata relativamente tardi e rimasta a lungo frammentata. Lambivalenza di Roma che affianca allo status di capitale quello di millenario centro nevralgico della cristianità, con tutti i problemi che ne sono derivati, è infatti anchessa un inesauribile fonte di ricchezza culturale e storica. A Roma sede del papato hanno sempre guardato e si sono ispirate le masse contadine e i conservatori e ovviamente i cattolici di ogni estrazione. Contemporaneamente a Roma hanno puntato le avanguardie risorgimentali e garibaldine, a partire dalla grande utopia della Repubblica romana. Ne è nato un crogiuolo al calor bianco che ha cambiato i destini di un paese ma anche della stessa Chiesa Cattolica. La ferita necessaria di Porta Pia infatti ispirò al futuro Papa Montini queste parole: «La Provvidenza, quasi giocando drammaticamente negli avvenimenti, tolse al papato le cure del potere temporale perché meglio potesse adempiere la sua missione spirituale nel mondo». Se non bastasse la cattolicissima Roma è stata ed è la sede anche di una delle più importanti comunità ebraiche del Mediterraneo rendendo la sua multiculturalità assoluta.
Ecco perché allora il Comitato così conclude il suo manifesto: «Una società può dirsi una civiltà se non si limita a fondarsi sul contratto sociale e la reciproca convenienza, ma se sa riconoscere i motivi spirituali, storici e comunitari della sua coesione e sa essere allaltezza delle sue origini. Con Roma capitale lItalia riscoprì dessere non solo una nazione ma una civiltà».
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