Città delle idee

Che la città la riprendano i cittadini. Che l'emozione cominci dal quotidiano. Che vivere a Milano significhi ogni giorno essere parte di un evento, perché la metropoli è stata dal dopoguerra ad oggi testimone e protagonista della storia del Paese. «Milano 1947-2007. Idee per una casa della storia», la mostra inaugurata ieri al Museo di Storia Contemporanea (via Sant'Andrea, fino al 15 novembre, www.museidelcentro.mi.it) vuole restituire ai milanesi il sentimento di fare parte di un'identità comune, creata e coesa soprattutto, oltre che dallo spazio urbano, dalle proprie storie, da un tempo vissuto in comune su cui ridere, commuoversi, ricordare, riconoscersi. Un prototipo espositivo nuovo per la città, dinamico, interattivo, a tratti divertente, comunque coinvolgente, fatto di materiali compositi, documenti, testimonianze visive, installazioni, assemblati «sul filo rosso dell'emozionalità - come racconta l'assessore alla cultura Finazzer Flory - per restituire alla cronaca la dignità di genere culturale capace di dirci qualcosa di noi, trasformando la gente comune in mito». Il progetto, firmato da Roberto Guerri e Massimo Negri nell'allestimento curato da Valentina Putzolu, è frutto della collaborazione di Università Bocconi, Museo Alfa Romeo, Archivio Pirelli, Teatro alla Scala, Centro di Cultura per l'impresa, ma anche Borsa Italiana, cineclub, televisioni e tantissimi prestatori privati. Esclusività e memoria proposti dalla mostra riguardano soprattutto, come ci spiega la curatrice Putzolu, «il modo in cui viene presentato il progetto: la mostra è divisa in sezioni - i riti di Milano, l'Economia, il Laboratorio Politico, Cultura e Società - perché la città che cambia non è rappresentata solo da materiali tangibili, ma anche dai modi di vivere dei milanesi». I riti sono ben noti eppure vederli in mostra ci tocca, ci scuote dal torpore dell'abitudine, ce li fa sentire eccezionali, unici, nostri. Quello dell'aperitivo, che ha connotato la «Milano da bere» degli anni ’80 e che ha trovato nella Terrazza Martini il suo luogo d’elezione. Quello del boom economico e del weekend, che trova i suoi simboli nel vecchio distributore della Supercortemaggiore, le auto dei milanesi in coda, gli autogrill. Il rito della domenica calcistica e della Scala, nelle sale dedicate allo stadio di San Siro, con le coppe dei Campioni di Inter e Milan, e allo storico teatro con immagini della prima del 7 dicembre 2004 dell'Europa Riconosciuta di Salieri e le scenografie di Pomodoro. I giorni più attesi da tante generazioni di bambini milanesi: quelli della visita alla Fiera Campionaria, che ha prestato alcuni dei suoi manifesti più belli. E il rito dei grandi concerti a San Siro, al Vigorelli, al Parco Lambro, all'Arena, nella Milano polo di attrazione dei più grandi artisti internazionali, come accadde nel 1965 per i Beatles. E, ancora, il rito - diciamo noi - del futuro sempre da costruire, con i plastici di Porta Nuova e CityLife. «Abbiamo voluto, senza dare alcun giudizio di merito, rappresentare anche i momenti drammatici, come la bomba in piazza Fontana e Tangentopoli - prosegue la Putzolu - perché hanno segnato la città e la sua memoria e volevamo raccontarli di nuovo». Ultima chicca: i visitatori potranno portare un oggetto in mostra, un ricordo con cui intendono contribuire personalmente alla storia recente della città con un personale «microevento».

E potranno anche esprimersi su quel che hanno appena visto, lasciando il proprio giudizio sull'enorme lavagna posta nella sala più grande: un saluto, un augurio, un contributo, purché rispecchi quella vitalità e creatività tutte milanesi che questa mostra accresce e conferma. E perchè Milano non finisce mai di stupire.

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