In città mancano 2.700 pompieri e le scale hanno 30 anni di servizio

I sindacati: "Ogni intervento ormai è un miracolo, città a rischio. Con 500 unità in più sarebbe meno pesante..."

In città mancano 2.700 pompieri 
e le scale hanno 30 anni di servizio

Allarme, i vigili del fuoco sono allo stremo. Non ce la fanno più, denunciano i sindacati. Ogni intervento - ne fanno ventottomila all’anno - è un miracolo o quasi. Già, mancano all’appello qualcosa come duemilasettecento pompieri. «Lo stabilisce lo standard di sicurezza europeo che prevede un vigile del fuoco ogni mille abitanti. Parametro che Milano non rispetta: infatti, su città e provincia è operativo un pompiere ogni seimilacinquecento abitanti».
Ma, attenzione, aggiungono i rappresentanti sindacali «basterebbero cinquecento colleghi in più e, oplà, l’emergenza sarebbe meno pesante». Come dire: una «boccata d’ossigeno» per riequilibrare la situazione milanese che, tra l’altro, è pure svantaggiata rispetto a Roma e a Napoli dove, per la cronaca, c’è un vigile del fuoco ogni duemilacinquecento abitanti. Riequilibrio reclamato dalla sigle confederali e autonome al prefetto Giuseppe Pecoraro che è il nuovo capo dipartimento dei vigili del fuoco.
«Gli abbiamo segnalato non solo la carenza d’organico che è ormai cronica ma pure la necessità di dare un segnale sul fronte del precariato e soprattutto gli abbiamo fatto toccare con mano che usiamo strumenti inadeguati, come scale vecchie di trent’anni». Particolare non da poco in una città caratterizzata da una forte concentrazione di aziende chimiche ad altro potenziale di incendio e, perché no, pure da numerosi bersagli «sensibili» del terrorismo internazionale.
Quadro d’insieme di chi è sempre in prima linea, di una categoria che ogni giorno rischia la vita in cambio di mille-millecento euro al mese. «Professionalità che non viene valorizzata al meglio» commenta il prefetto Pecoraro: «I pompieri chiedono maggior attenzione, non la luna. L’ho detto anche in Parlamento, durante un’audizione: i vigili del fuoco, non dimentichiamolo, fanno sicurezza». La risposta del Governo? «Mentre per le altre forze di sicurezza sono state decise nuove assunzioni, noi siamo sotto organico».
Ammissione pubblica che le risorse previste in Finanziaria sono «insufficienti» per un corpo che, sorpresa, attende da due-anni-due il rinnovo del contratto di lavoro e dove poco manca che il pieno di benzina per i mezzi sia pagata con i soldi dei lavoratori. «Trecentomila euro di morosità per l’affitto delle caserme e altri seicentomila euro di arretrati da pagare ai fornitori, col rischio di rimanere a secco di gasolio» annotano i sindacati. Pompieri in mutande che trovano risposta solo dalla Regione Lombardia, «a breve sigleremo un accordo con il ministero dell’Interno» fa sapere l’assessore alla Sicurezza Massimo Ponzoni.

Nell’attesa, in via Messina e nei distaccamenti continuano a fare i salti mortali. Anche pagando di tasca propria qualche uscita, come accaduto a giugno scorso per portare soccorsi in Friuli, «la cassaforte del comando era vuota e i pasti ce li siamo pagati noi».

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