Un pensionato morto e ottanta feriti. Bilancio di una mattinata di «durissimi scontri nelle strade del centro, che hanno contrapposto guerriglieri dellultrasinistra e forze dellordine». Fotografia di «una città sconvolta dalla guerriglia» che, attenzione, va però declinata al passato: quello che rivive sfogliando le cronache milanesi dellanno 1972, dove «lultrasinistra» diede vita a «episodi di inaudita violenza per contrastare un comizio della cosiddetta maggioranza silenziosa e del Msi».
Era l11 marzo. Coincidenza? Interrogativo non casuale mentre sfilano le immagini di ieri che non è forzatura giornalistica rileggere come il tentativo di un replay trentaquattro anni dopo e con le stesse armi dallora, bombe carta con piombo fuso e bottiglie molotov. Memoria storica e dettagli ben noti ai vecchi reduci, quelli che «contro il comizio dei neofascisti in piazza Cairoli» si diedero fa fare (ci furono, allora, novantanove arresti) e che, oggi, sono ancora attivi sulla piazza milanese. Sono loro i suggeritori dellantagonismo meneghino che - nelle riunioni preparatorie della contromanifestazione «antifascista militante» di ieri - hanno spesso ricordato con rimpianto quell11 marzo di trentaquattro anni prima e la sconvolgente sorpresa di una città messa soqquadro per tre ore con «auto incendiate, barricate, autobus e tram dellAtm presi dassalto insieme agli sedi dei quotidiani».
Centottanta minuti di lotta nel cuore di Milano che i nuovi antagonisti avrebbero dovuto riprodurre «per dare un segnale forte, nel più assoluto silenzio delle forze democratiche». Parole, questultime, affidate al sito Indymedia insieme al preannuncio di nuove manifestazioni alla vigilia dellanniversario della morte di un autonomo.
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