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Caos autovelox, pioggia di dati errati nel censimento

I problemi della lista in cui dovrebbero essere presenti tutti i dispositivi validi per la rilevazione dei limiti di velocità

Caos autovelox, pioggia di dati errati nel censimento
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L'ormai conclamata grana degli autovelox, e non solo per quanto concerne la contrapposizione tra omologati e approvati, continua a creare un acceso dibattito, in particolar modo per le problematiche emerse nelle ultime ore a seguito del censimento pubblico promosso dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Come segnalato da Il Corriere, infatti, all'interno della lista compaiono delle indicazioni imprecise se non quando fantasiose, per cui scorrendo nell'elenco risultano non solo 21 Comuni identificati con la sigla "N.D.", ma è possibile trovare anche le denominazioni "Telelaser", "Velomatic", "Trucam" e "Cmpsp000", termini che si riferiscono in modo generico a strumenti e dispositivi di controllo della velocità. Ovviamente non si tratta di nomi reali, dal momento che non potranno mai risultare da nessun cartello né tantomeno dalle varie app di indicazioni stradali a cui ci si può appoggiare per orientarsi, ma di una serie di errori che rischiano di provocare la tanto temuta pioggia di ricorsi contro le multe per eccesso di velocità rilevate dai devices.

Già da una prima scorsa all'elenco, consultabile da tutti all'indirizzo "https://velox.mit.gov.it/dispositivi", è possibile rilevare delle incongruenze che potrebbero in effetti fornire elementi di prova a chiunque ritenesse di essere stato ingiustamente sanzionato. A parte due Comuni in cui appare la nota "Nessun Velox", ve ne sono altri che indicano nella parte dedicata alla tipologia degli apparecchi elettronici "Non attivato", "Utilizzo sospeso", "dispositivi non installati nel territorio di competenza" o addirittura "Ultimo utilizzo anno 2023".

Verrebbe subito da domandarsi come le problematiche annotate accanto al nome del Comune debbano rendere potenzialmente valida una sanzione derivante da una rilevazione effettuata da tali dispositivi. Se a ciò si aggiunge l'annosa questione dell'omologazione, che ancora genera dibattito pur avendo in più circostanze la Cassazione chiarito che sia imprescindibile per rendere effettivamente valida una multa, emerge con ancora maggior forza tutto il caos che aleggia attorno alla querelle sugli autovelox. A volte, addirittura, manca l'indicazione precisa della loro collocazione chilometrica, un elemento a cui di certo un avvocato potrebbe appellarsi per inoltrare un ricorso.

Il decreto pubblicato lo scorso agosto imponeva ai Comuni di partecipare al censimento, indicando con precisione non solo la marca, il modello, il numero di matricola e gli estremi del decreto di approvazione/omologazione, ma anche la precisa collocazione. Da quel momento gli Enti locali hanno avuto 60 giorni di tempo per mettersi in regola e trasmettere le informazioni richieste, ma alla scadenza del 28 novembre i problemi sono emersi con forza. Alla fine dello scorso mese nella lista si trovavano 3.625 autovelox e oggi, dopo 3 giorni, sono saliti fino a quota 3.731: da ciò emerge che l'elenco è in costante aggiornamento, come indicato dal Mit all'articolo 5 del suo decreto, nel quale autorizza i Comuni ad aggiornare e integrare o modificare i dati. Tuttavia allo stato attuale delle cose, viste le evidenti imprecisioni, resta altissimo il rischio di ricorsi.

"Il campionario di dati errati che indica il Corriere è vasto ma c'è anche altro perché in Molise lo stesso identico occhio elettronico risulta inserito in nove Comuni", spiega infatti il comandante della locale di Verona Luigi Altamura,"in un altro caso in otto e in un

altro ancora in sette. In Sicilia, addirittura, in ventuno. In realtà si tratta di soli tre dispositivi e così fra inserimenti sbagliati e quelli ripetuti capire il numero reale di autovelox in Italia è impossibile".

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