Cassette di sicurezza: come funzionano e quanto costano

Sempre più utilizzate dagli italiani, rappresentano una possibilità per mettere al riparo beni che si considerano particolarmente preziosi. Ecco come funzionano e quanto costano

Cassette di sicurezza: come funzionano e quanto costano

Assurte non molto tempo fa agli onori delle cronache, in seguito all’ipotesi, circolata insistentemente e poi smentita, di una possibile sanatoria per far emergere valori e contanti in esse custoditi, le cassette di sicurezza rappresentano un luogo sicuro dove depositare contanti, gioielli, titoli, oggetti d’arte e qualsiasi cosa di valore non si voglia tenere in casa. E sembrano essere sempre più apprezzate dagli italiani: stando a stime recenti, nel nostro Paese quelle attive sarebbero più di 1 milione e mezzo, per un valore di oltre 150 miliardi di euro. Da qui anche l’interesse suscitato ai fini fiscali. Ma come funziona una cassetta di sicurezza, come si fa ad averne una e quanto costa? Vediamo.

Cassetta di sicurezza: cos’è e come funziona

La cassetta di sicurezza è un servizio di custodia che si può attivare, tramite contratto, in una qualsiasi delle principali banche presenti sul territorio. Si tratta di una vera e propria cassetta collocata all’interno di un locale blindato in un istituto di credito abilitato. Il cliente della banca potrà riporvi oggetti preziosi, documenti o altri beni che voglia custodire, garantendosi un accesso continuo e una gestione particolarmente flessibile.

La grandezza media di una cassetta di sicurezza è quella di una scatola di scarpe (per custodire, ad esempio, contanti, gioielli, piccoli oggetti di valore) o più grande per documenti o oggetti d’arte. Viene depositata all’interno del caveau della banca, o in un locale dotato di dispositivi d’allarme o sistemi di chiusura avanzati. Sottoscritto il contratto, il cliente deposita la propria firma: solo così sarà autorizzato ad accedere alla propria cassetta di sicurezza. La banca gli fornirà una chiave numerata, mantenendone una seconda, senza cui la cassetta non potrà essere aperta.

Il cliente di un istituto bancario che richieda una cassetta di sicurezza, non è obbligato a dichiararne il contenuto, basterà che indichi il valore complessivo dei beni custoditi. Di solito le banche prevedono un valore massimo di 100.000 euro, ma in caso sia superiore, viene offerta una più ampia polizza assicurativa. Durante le operazioni di immissione ed estrazione di beni dalla cassetta di sicurezza il cliente viene lasciato solo. L’accesso al caveau è concesso solo a lui o a un suo delegato, previo deposito della firma, che lo autorizza ad accedere alla cassetta.

Gestione e costi

La gestione delle cassette di sicurezza non è sempre uguale e le modalità di accesso variano da istituto a istituto. È comunque sempre prevista la trascrizione dell'accesso del titolare (o di un altro soggetto delegato) sull'apposito registro, alla presenza di un funzionario che lo identifichi e lo accompagni nel locale in cui è collocata la cassetta. Variabile anche il costo del servizio. Alcune banche prevedono sempre un costo, che per le cassette di dimensioni piccole e medie varia dai 50 ai 200 euro l'anno; altre concedono invece gratuitamente il servizio ai clienti fidelizzati, che abbiano attivi con la banca conti correnti, polizze, depositi, etc.

Cosa dice la legge

L'aspetto normativo del contratto per il servizio delle cassette di sicurezza è regolato dal Codice civile. In particolare, nell’articolo 1839 si definiscono le responsabilità della banca presso la quale sono conservate le cassette. La norma stabilisce che: "Nel servizio delle cassette di sicurezza la banca risponde verso l'utente per l'idoneità e la custodia dei locali e per l'integrità della cassetta, salvo il caso fortuito." L'Istituto di credito è esonerato quindi da responsabilità, solo se riesce a dimostrare che la violazione della cassetta si è verificata per un caso fortuito ad esso non imputabile, che si può identificare, ad esempio, con un terremoto, ma non con il furto, dal momento che è proprio uno degli eventi che si vogliono evitare con questo tipo di operazioni.

Apertura della cassetta e anonimato

Il Codice civile contiene anche alcune disposizioni dedicate all'apertura delle cassette di sicurezza. L'articolo 1840 dispone in particolare che: "Se la cassetta è intestata a più persone, l'apertura di essa è consentita singolarmente a ciascuno degli intestatari, salvo diversa pattuizione”. Nell'offrire questo tipo di servizio, le banche sono molto attente al rispetto assoluto della privacy del cliente, anche se va detto che le cassette di sicurezza non sono del tutto anonime. Se da un lato, infatti, è vero che il contenuto non deve essere dichiarato alla banca, è anche vero che quest'ultima è tenuta a dichiarare i nominativi di quanti siano titolari di una cassetta di sicurezza, così da permettere all'Agenzia delle Entrate, quando autorizzata dal giudice, di controllarne il contenuto, per evitare eventuali frodi fiscali.

Apertura forzata

Sempre all'interno del Codice civile, l’articolo 1841 si occupa nello specifico dell'apertura forzata della cassetta di sicurezza, eventualità che si verifica, ad esempio, quando il contratto è scaduto e il titolare non si presenta per ritirare il contenuto. In questo caso la banca, trascorsi sei mesi, può chiedere al tribunale l'autorizzazione ad aprire la cassetta, previa intimazione al contraente, e alla presenza di un notaio. La stessa procedura sarà seguita nel caso in cui la banca sospetti che il contenuto della cassetta di sicurezza possa rappresentare un pericolo di qualsiasi genere (es. armi, esplosivi, munizioni, sostanze stupefacenti).

L'apertura forzata della cassetta di sicurezza può avvenire anche in caso di ritardato o mancato pagamento del canone. Sarà necessario che tale passaggio avvenga sempre in presenza di un notaio e secondo le modalità indicate dal tribunale, che dovrà decidere come andranno conservati i beni e se potranno essere venduti per rimborsare la banca dei costi sostenuti

Altra ipotesi di apertura forzata riguarda il caso in cui l'intestatario della cassetta sia sottoposto a fallimento. In questi casi la banca è tenuta a bloccare il rapporto contrattuale e a comunicare al curatore l'esistenza di una cassetta di sicurezza del soggetto fallito presso la propria sede, comunicando l'eventuale cointestazione a un altro soggetto. Poiché in genere il curatore non dispone delle chiavi per aprire la cassetta, la banca può acconsentire all'apertura forzosa su richiesta dello stesso, previa autorizzazione del giudice.

Ancora, l’apertura forzata della cassetta di sicurezza in banca si può verificare in caso di morte del detentore e di impossibilità nel trovare la chiave. In questo caso la banca opererà solo in presenza di un accordo tra tutti gli aventi diritto, o comunque secondo le modalità previste dall'autorità giudiziaria. Qualora ci siano cointestatari del contratto tra il soggetto deceduto e la banca, sarà bene rivolgersi a un legale per capire come muoversi, soprattutto quando ci sono diversi eredi nel testamento. I tempi medi, in caso di successione, sono abbastanza lunghi e possono andare da 40 a 120 giorni. Per i costi, visto che sarà necessaria anche la nomina di un perito, si va dai 2.000 ai 7.000 euro.

Cassette di sicurezza non bancarie

Chi non possiede un conto corrente o preferisce non depositare i propri beni o documenti preziosi presso una banca, può anche scegliere una cassetta di sicurezza non bancaria.

Il servizio infatti non è solo prerogativa degli istituti di credito, ma può essere fornito anche da altri soggetti, soprattutto da società di vigilanza, dotate di appositi caveau. Naturalmente, prima di avvalersi di una società non bancaria a questo scopo, è basilare effettuare tutte le verifiche del caso.

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