Inflazione al 5,3%, difendere il potere di acquisto coi conti deposito: ecco come

I conti deposito riescono a difendere il potere di acquisto di chi investe. Se l'inflazione dovesse continuare a scendere, anche i Btp riuscirebbero a fare altrettanto

Inflazione al 5,3%, difendere il potere di acquisto coi conti deposito: ecco come
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I dati Istat confermano che l’inflazione rallenta. A settembre si è attestata al 5,3% e questo apre possibilità di investimenti sicuri e capaci di bloccare l’erosione del valore del denaro. Tra questi, in primis, i conti deposito e, a seguire, i Buoni del tesoro poliennali, i Btp.

In un momento in cui lo spauracchio dell’inflazione preoccupa e in cui i mercati sono particolarmente impegnativi, puntare su strumenti di risparmio sicuri i cui rendimenti siano almeno in linea con il carovita è una mossa astuta e in qualche modo obbligata.

I conti deposito, ossia strumenti di investimento a rischio tendenzialmente zero, si prestano a questo tipo di operazioni.

Cos’è un conto deposito

In breve, il conto deposito è uno strumento di investimento che si appoggia a un conto corrente tradizionale e che consente di ottenere remunerazioni sulle somme depositate.

Le uniche operazioni che possono essere svolte su un conto deposito sono versamento e prelievi (mediante il conto corrente a cui è collegato) e il vincolo delle somme per un periodo di tempo che varia a seconda degli istituti bancarie e che, di norma almeno, variano dai 3 mesi ai 60 mesi.

Ci sono conti deposito non vincolati e questi, pure garantendo rendimenti di un certo tipo, mettono la liquidità immediatamente disponibile al correntista nel caso in cui ne avesse necessità.

I conti deposito possono essere considerati a rischio zero perché, anche a fronte di problemi della banca che gestisce il capitale, sono coperti dal Fondo di tutela dei depositi fino a 100mila euro.

I rendimenti dei conti deposito

Il bollettino di ottobre dell’Associazione bancaria italiana individua il rendimento medio dei conti deposito in ragione del 3,57% e questo è un notevole balzo avanti rispetto al valore medio dello 0,29% del mese di giugno del 2022, prima che la Bce intervenisse ritoccando verso l’alto il costo del denaro.

Valutando le singole offerte formulate dalle banche, oggi si trovano tassi di remunerazione lordi che partono dal 3% e che, in alcuni casi, arrivano al 5,75% (con investimenti vincolati per almeno 36 mesi).

Ci sono conti deposito che rendono anche oltre il 7%, scrive Repubblica.it, ma vincolando il capitale per diversi anni.

Va sottolineato che sui rendimenti è applicato un prelievo fiscale del 26%, il medesimo delle azioni e delle obbligazioni.

Allo stesso modo, va anche considerato che è in corso un cambiamento di tendenza nelle remunerazioni dei conti deposito che potrebbe ritoccare verso l’alto i rendimenti.

I rendimenti dei Btp

Se l’inflazione dovesse continuare a scendere, anche i Btp diventerebbero strumenti validi per la conservazione del valore del denaro.

I Btp quinquennali rendono il 4,2% lordo che, al netto delle imposte pari al 12,5%, si trasformano in un rendimento netto del 3,67%.

I Btp Valore rendono tra il 4,1% e il 4,5% lordi, ossia tra il 3,58% e il 3,93%.

Non sono rendimenti in grado di competere a tutti gli effetti con l’inflazione ma ne leniscono gli effetti. Va da sé che chi cerca rendimenti maggiori deve accettare anche rischi maggiori.

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