Droghe alla guida: confermati i test, ma controlli più precisi. Ecco cosa succede

Un passaggio tecnico ma cruciale riguarda i metaboliti: solo quelli attivi, cioè capaci di produrre ancora effetti sull’organismo, giustificano un’incriminazione

Droghe alla guida: confermati i test, ma controlli più precisi. Ecco cosa succede
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Nessuna nuova circolare contraddice le recenti novità introdotte dal Codice della Strada sulla politica di tolleranza zero verso l’uso di droghe alla guida. Lo spiega il Mit, sottolineanco che la direttiva dell’11 aprile, anzi, conferma l’impianto normativo voluto dal Ministero dei Trasporti, chiarendo però che la punibilità non può più basarsi esclusivamente sulla presenza di tracce di stupefacenti. Per sanzionare un conducente, sarà necessario dimostrare che la sostanza sia stata assunta in un arco temporale vicino alla guida e che abbia ancora effetti psicoattivi. Si supera così il meccanismo automatico di sospensione della patente in caso di positività, introducendo un criterio più aderente alla realtà clinica e forense.

Controlli più precisi

La nuova circolare rivede anche le modalità operative dei controlli: il primo test sarà salivare e verrà effettuato direttamente dagli agenti su strada. Se risulterà positivo, si procederà con il prelievo di due campioni da inviare ai laboratori di tossicologia forense. Solo la presenza di metaboliti attivi, cioè ancora in grado di influenzare le capacità cognitive e motorie, potrà giustificare sanzioni. I metaboliti inattivi, residui di assunzioni pregresse, non avranno più valore ai fini dell’accertamento. In quest’ottica, vengono esclusi i test urinari, considerati inadeguati per determinare uno stato di alterazione attuale.

Tutela per chi assume farmaci a fini terapeutici

La distinzione tra droghe e farmaci è un altro punto fermo chiarito dalla circolare. Come sottolineato dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, chi assume psicofarmaci o oppiacei per cure mediche, anche se contenenti principi attivi simili a quelli delle droghe, non sarà penalizzato.

La normativa mira infatti a colpire l’uso illecito e non a ostacolare chi è in terapia. Inoltre, a garanzia della trasparenza e del diritto alla difesa, uno dei due campioni salivari verrà conservato per almeno un anno a -18 gradi, per consentire eventuali controanalisi in sede giudiziaria.

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