
Il sistema fiscale italiano si prepara a un salto di qualità nel contrasto all’evasione, con l’introduzione di strumenti digitali potenziati capaci di incrociare dati finanziari e patrimoniali, anche oltreconfine. L’obiettivo è colpire in modo selettivo quei contribuenti che, pur disponendo di ingenti risorse, accumulano debiti con l’Erario superiori ai 50 mila euro, sottraendo capitali al circuito produttivo nazionale.
L'evasometro
L’Agenzia delle Entrate, in sinergia con la Guardia di Finanza, sta rilanciando l’utilizzo dell’“evasometro” in una versione tecnologicamente avanzata, più efficace nell’individuare soggetti ad alto rischio fiscale. Il nuovo sistema, presentato in Senato dal Generale Luigi Vinciguerra, responsabile del terzo Reparto operazioni della Guardia di Finanza, mira a contrastare con maggior forza l’evasione strategica, quella che si muove tra debiti fiscali e patrimoni nascosti.
L'integrazione tra banche dati
Alla base del rafforzamento c’è l’integrazione tra banche dati nazionali e internazionali, resa possibile anche dagli strumenti di scambio automatico di informazioni previsti dal Common Reporting Standard(CRS). L’incrocio tra i dati forniti dagli intermediari finanziari, le segnalazioni sospette e l’archivio dei rapporti bancari permetterà di profilare i contribuenti secondo un indicatore di rischio, attivando controlli selettivi e mirati.
Il sistema
Il sistema, attivo dal 2019, viene ora reso più preciso grazie all’automatizzazione delle analisi e all’aggiornamento continuo dei dati. La Guardia di Finanza ha infatti richiesto che le informazioni finanziarie vengano aggiornate su base mensile, per garantire un monitoraggio costante dei movimenti e delle anomalie.
Il quadro
Secondo dati disponibili, circa 3,45 milioni di conti correnti intestati a italiani risultano aperti presso banche estere, con una giacenza complessiva che sfiora i 200 miliardi di dollari. Se una parte di questi capitali è regolarmente dichiarata, non manca una fetta consistente nascosta in giurisdizioni opache come le Cayman o le Isole Vergini Britanniche. Fondi che, rimanendo fuori dal perimetro bancario italiano, riducono la capacità del sistema di finanziare imprese e famiglie.
Incentivare il rientro dei capitali
In questo contesto, si torna a discutere della possibilità di incentivare il rientro dei capitali, legando i benefici fiscali a investimenti mirati, come l’acquisto di titoli di Stato o l’immissione in fondi destinati allo sviluppo economico nazionale. Una strategia che punta non solo a recuperare gettito, ma anche a rafforzare il tessuto produttivo.
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