Guida al consumo

Prodotti a base di farina di insetti in vendita anche nei supermercati. Ecco come riconoscerli

Dopo il via libera ufficiale da parte del Ministero dell’Agricoltura, presto potrebbero arrivare nei supermercati prodotti realizzati con questo ingrediente. Ecco come riconoscerli

Prodotti a base di farina di insetti in vendita anche nei supermercati. Ecco come riconoscerli
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Se ne parla da tanto, e dopo discussioni e dibattiti è arrivato anche da noi il via libera per il loro consumo: il 29 dicembre scorso, infatti, sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale i decreti del Ministero dell’Agricoltura che regolano e commercializzano prodotti alimentari a base di farina di insetti. Ma dove, per chi li volesse, li si potrà trovare, e come li si potrà riconoscere? Vediamolo insieme.

Quali insetti e per quali prodotti

Dunque, anche in Italia si potrà produrre, vendere e acquistare alimenti con farine realizzate con quattro tipologie di insetti, che sono, nello specifico, larve del verme della farina minore, larve gialle della farina, locuste migratorie, grilli domestici.

Se in molti paesi, soprattutto orientali, gli insetti si mangiano già da lunghissimo tempo, la decisione europea di aprirsi alla vendita di questi alimenti si concretizza con il regolamento comunitario sui novel food del gennaio 2018, che riconosce le quattro tipologie di insetti descritte come nuovi alimenti e prodotti tradizionali provenienti da Paesi terzi. Secondo l’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, le farine di questi insetti potranno essere utilizzate in alimenti come pane, biscotti, barrette, prodotti da forno, pasta, pizze, minestre, bevande tipo birra.

Come riconoscere i prodotti con farina d’insetti

Nonostante i regolamenti europei impongano già l‘indicazione dell’ingrediente sia nella denominazione di vendita (“gallette con farina di grillo”, ad esempio), sia nell’elenco degli ingredienti con il nome specifico dell’ingrediente e la sua percentuale, i provvedimenti stabiliti dal Ministero dell’Agricoltura indicano in modo ancora più stringente condizioni di utilizzo ed etichettatura degli alimenti a base di farine di insetti.

Secondo le disposizioni nazionali, quindi, sulle confezioni dovranno essere riportate tipologia di insetto presente, quantità utilizzate (fino a un massimo del 10%), paese di origine della farina (al momento in Europa sono autorizzate farine prodotte da un’azienda francese, una olandese e una vietnamita), informazioni relative a rischi legati a reazioni allergiche. La farina di insetti deve essere, infatti, segnalata obbligatoriamente, dal momento che è un allergene come i crostacei e i molluschi. La confezione deve quindi recare la dicitura “le persone allergiche ai crostacei, ai molluschi o agli acari della polvere potrebbero essere allergiche anche agli insetti”.

A differenza della normativa europea, poi, i nostri decreti stabiliscono che i prodotti in questione debbano essere posti in vendita in comparti separati, segnalati attraverso apposita cartellonistica. Previste anche sanzioni per i trasgressori.

Produzione e vendita in Italia

Per ora non tutti i marchi più importanti della Grande Distribuzione sembrano orientati ad introdurre questa novità su scala nazionale, anche se alcuni prodotti alimentari a base di farine di insetti sono presenti già da qualche tempo sugli scaffali di cinque supermercati veronesi, grazie ad un accordo fra l’unica azienda italiana che li produce attualmente, la Fucibo di Schio, nell’Alto vicentino, e due gruppi della grande distribuzione organizzata del Nord-Est, il veronese Tosano ed il trentino Poli. Si tratta di patatine, o meglio di chips, prodotte da un anno in due gusti, e di biscotti, anch’essi di due tipi diversi, commercializzati da alcuni mesi. Alimenti che contengono sia farina di mais che farina ricavata dalla “camola”, la comune tarma della farina, cui si andranno, via via, aggiungendo craker o sfogliette. Si sta inoltre lavorando anche al lancio di una pasta.

Favorevoli e contrari

Inutile dire che il dibattito su questo tipo di alimento continua. I favorevoli lo considerano la vera risorsa alimentare del futuro, perché altamente proteico e nutriente, e soprattutto perché costituisce un’alternativa alle coltivazioni “tradizionali”, in un momento in cui l’agricoltura è sempre più a rischio, ostaggio di un clima impazzito; i contrari temono invece possibili allergie, al pari dei molluschi e dei crostacei, e ne contestano la “sostenibilità”, pensando all’uso che si dovrà fare degli antibiotici o delle farine per far crescere gli insetti, oltre che ad eventuali conseguenze di “fughe” da allevamenti intensivi, senza contare una forte repulsione all’idea da parte dei consumatori europei, ancora difficile da superare.

Va però detto che in realtà già da tempo mangiamo alimenti che provengono da insetti. Per la produzione di alcune patatine in busta, ad esempio, viene utilizzato un colorante che deriva da un insetto, la cocciniglia. Si tratta di un insetto bianco, originario del centro e del sud America, da cui si può estrarre un colorante rosso acceso, macinandone l’esoscheletro, polverizzandolo e unendolo ad acqua per ottenere una tinta rossa, impiegata sia nell’alimentazione (con la sigla E120) sia nella lavorazione di tessuti.

Altro impiego della cocciniglia, quello previsto per la produzione dell’Alchermes, celebre liquore il cui rosso intenso si ottiene proprio grazie al colorante ricavato dal piccolo insetto. Ci sono poi yogurt alla fragola, caramelle, succhi di frutta (arancia rossa, ad esempio) e bitter in cui, se il colore è un rosso intenso e l’etichetta presenta la dicitura E120, possiamo essere certi sia presente un colorante naturale derivato dall’essiccazione delle cocciniglie.

Senza dimenticare che l’uso degli insetti in ambito alimentare può voler dire, in un’accezione più ampia, anche la possibilità di utilizzarli come cibo per gli allevamenti animali, in alternativa, o meglio in aggiunta, alla farina di pesce e alla soia.

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