Un "sorpasso" che non è avvenuto da poco tempo ma che adesso è conclamato: al Sud Italia e nelle Isole il numero dei pensionati supera (abbondantemente) il numero dei lavoratori: i numeri della Cgia dicono che le pensioni erogate nel Mezzogiorno sono arrivate ormai a 7,3 milioni contro i poco più di 6,4 milioni di persone che hanno un'occupazione. Nel dettaglio è in Puglia che troviamo la forbice negativa più elevata con 231.700 persone in più fuori dal mondo del lavoro.
Cosa succede al Centro-Nord
Se si escludono Liguria, Umbria e Marche, al Centro-Nord la situazione è diversa, anzi: la differenza lavoratori-pensionati è migliorata a favore di chi è occupato grazie ai nuovi posti di lavoro creati dal governo Meloni negli ultimi 2-3 anni. È la Lombardia a primeggiare in questa classifica con oltre 800mila occupati in più rispetto a chi sta in pensione, quasi 400mila in più per il Veneto, terzo posto il Lazio con poco più di 377mila unità di lavoratori in più rispetto ai pensionati. Al quarto posto si trova la Toscana (+184.266).
Il contrasto al lavoro in nero
"Con sempre più pensionati e un numero di occupati che, tendenzialmente, dovrebbe rimanere stabile, nei prossimi anni la spesa pubblica è destinata ad aumentare", spiega la Cgia. Uno degli antidoti è il contrasto al lavoro nero "incrementando, in particolare, i tassi di occupazione dei giovani e delle donne che, in Italia, restano tra i più bassi d’Europa".
Qual è la tendenza
Le previsioni, però, non sono rosee: anche se al Centro-Nord la situazione è attualmente positiva, secondo la Cgia nel breve periodo è destinata a peggiorare perché entro il 2029 si stima che poco più di tre milioni di italiani lasceranno il posto di lavoro la cui stragrande maggioranza (il 74%) vive nelle regioni centro-settentrionali. "Questi dati non lasciano alcun dubbio: nel giro di qualche anno assisteremo a una vera e propria 'fuga' da scrivanie e catene di montaggio, con milioni di persone che passeranno dal mondo del lavoro all’inattività con conseguenze sociali, economiche e occupazionali di portata storica per il nostro Paese", sottolinea l'associazione.
I problemi sono già vissuti da chi fa impresa vista la mancanza di personale reperibile per lavorare nelle fabbriche o nei cantieri. "Figuriamoci fra qualche anno, quando una parte importante dei cosiddetti baby-boomer lascerà l’occupazione per raggiunti limiti di età". Al Sud e sulle Isole l'elevato tasso di pensionati è dovuto principalmente all’elevata diffusione dei trattamenti assistenziali e di invalidità.
Il tema della denatalità
I numeri, dunque, mostrano risultati preoccupanti che la Cgia indica in quattro punti fondamentali strettamente correlati tra di loro. "Denatalità, il progressivo invecchiamento della popolazione, un tasso di occupazione molto inferiore alla media UE e la presenza di troppi lavoratori irregolari.
La combinazione di questi fattori ha ridotto progressivamente il numero dei contribuenti attivi e, conseguentemente, ingrossato la platea dei percettori di welfare. Un problema che non riguarda solo l’Italia; purtroppo, attanaglia gran parte dei paesi del mondo occidentale".