
A giugno 2025 l’inflazione torna a salire leggermente, attestandosi all’1,7% su base annua, in aumento di un decimo di punto rispetto al mese precedente. È quanto emerge dalle stime preliminari diffuse dall’Istat, che attribuisce l’accelerazione principalmente all’aumento dei prezzi dei beni alimentari, saliti complessivamente del 3,5% (dal +3% di maggio), con un’impennata più marcata per i prodotti non lavorati (+4,2%) rispetto a quelli lavorati (+3%).
A pesare sul rincaro dei prezzi è anche il comparto dei servizi, in particolare quelli relativi ai trasporti, i cui costi aumentano del 2,9% su base annua (dal +2,6% precedente). In controtendenza, invece, l’energia: i prezzi dei beni energetici regolamentati rallentano bruscamente la loro corsa (+22,7% dal +29,3%), mentre si amplia la flessione per quelli non regolamentati (-4,6% da -4,3%).
Nel dettaglio, l’indice nazionale dei prezzi al consumo (Nic), al netto dei tabacchi, segna un incremento dello 0,2% su base mensile. L’inflazione di fondo – che esclude energetici e alimentari freschi – accelera anch’essa, passando dal +1,9% al +2,1%. Si rafforza anche la crescita dei prezzi dei beni (+1%) e dei servizi (+2,7%).
I rincari si fanno sentire in modo particolare sul cosiddetto “carrello della spesa”, ovvero l’insieme dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che cresce del 3,1% (dal +2,7% di maggio). Ancora più marcata l'accelerazione per i prodotti ad alta frequenza d’acquisto, che salgono al +2,1% dal +1,5% del mese precedente.
Sul piano congiunturale, l’aumento mensile dell’indice generale è determinato soprattutto dai rialzi dei prezzi nei servizi ricreativi e per la persona (+0,8%) e nei trasporti (+1,1%), solo in parte compensati dalla discesa dei prezzi energetici.
L’inflazione acquisita
per il 2025 si attesta finora a +1,4% per l’indice generale e a +1,8% per la componente di fondo, mentre l’indice armonizzato (Ipca) resta stabile all’1,7% su base annua, con una variazione mensile pari anch’essa a +0,2%.